Trump cancella il sogno dei Dreamers, l’ira di Obama

Manifestanti contro l'aborgazione del piano Dreamers ©. (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)
Manifestanti contro l’aborgazione del piano Dreamers ©. (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais)

WASHINGTON. – Una promessa elettorale mantenuta: il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha deciso di abrogare il programma cosiddetto Daca (Deferred action for childhood arrivals) voluto da Barack Obama per tutelare i ‘Dreamer’, i giovani arrivati negli Stati Uniti da bambini con genitori illegali, mettendo però in mano al Congresso il destino delle 800mila persone interessate dal provvedimento.

Il tycoon compie così un altro passo verso lo smantellamento dell’eredità del suo predecessore, ma questa volta Obama sente l’urgenza del tema e risponde di persona, contrattacca, affermando che quella presa da Trump è una decisione “sbagliata”, “autolesionista”, “crudele” e che non era “legalmente richiesta”. Che fosse questa l’intenzione di Trump era chiaro da giorni, il presidente ha però ‘delegato’ al ministro della Giustizia, Jeff Sessions, il compito di dare l’annuncio, una scelta altamente simbolica (che ha anche suscitato qualche critica) perchè il senso è che l’amministrazione Trump vuole riaffidare il dossier a chi ‘di competenza’ rimettendo al Congresso la responsabilità sul tema, cui viene riconosciuta una finestra di sei mesi per agire. Revocando quindi così non solo il provvedimento, ma di fatto l”intrusione’ di Obama presidente, considerata una ‘forzatura’ oltre le sue competenze costituzionali.

Trump interviene soltanto in seconda battuta, per difendere la sua decisione e in un comunicato sottolinea di non voler punire i giovani per le azioni dei loro genitori, ma che “anche i giovani americani hanno sogni”. “America first’ quindi, l’America prima di tutto: l’economia, i posti di lavoro. Poi incontrando i giornalisti ha ripetuto: “Nutro un grande amore per queste persone, che non sono bambini come si pensa, ma in realtà si tratta di giovani adulti. Adesso si spera che il Congresso possa realmente aiutarli. Nel lungo periodo sarà la soluzione giusta”.

Ma è stato Sessions a scandire i dettagli di una sfida politica che di fatto la Casa Bianca lancia al Congresso nel primo giorno di attività a Capitol Hill dopo la pausa estiva, dando il via ad una stagione calda e cruciale per il rapporto della Casa Bianca con il Campidoglio per l’attuazione dell’agenda di Donald Trump.

“Questo provvedimento è stato applicato unilateralmente a fronte di grande controversia e preoccupazioni di natura legale dopo che il Congresso ha respinto diverse proposte”, ha spiegato Sessions. “In altre parole, il ramo esecutivo con il Daca ha deliberatamente tentato di ottenere quanto il ramo legislativo aveva specificatamente rifiutato di autorizzare in più occasioni”, ha aggiunto, “un esercizio incostituzionale di autorità dalla parte del ramo esecutivo”.

Sta di fatto che il futuro in America di 800mila persone è a rischio: si tratta nella gran parte di giovani che, come sottolineato dai molti critici anche repubblicani della scelta di Trump, “non conoscono altro paese”. Javier Palomarez -presidente della Camera di commercio ispanico-americana (Ushcc), la più grande associazione imprenditoriale ispanica in Usa- non ci sta e lascia il consiglio per la diversità presso la Casa Bianca.

Spicca poi la voce critica del senatore repubblicano John McCain che parla di “approccio sbagliato sull’immigrazione”, mentre il senatore repubblicano Lindsay Graham e il collega democratico Dick Durbin annunciano una iniziativa bipartisan per una legge sui Dreamers.

Nelle piazze intanto la rabbia accende la protesta: un’onda che parte dalla piazza antistante la Casa Bianca, si gonfia davanti alla Trump Tower a New York e poi si propaga velocemente in tutto il Paese: centinaia tra studenti e docenti alla ‘Metro State University’ di Denver, in Colorado; ma anche a Phoenix, a Miami, a Los Angeles. A Chicago il sindaco democratico Rahm Emanuel ne ha parlato in una scuola superiore garantendo agli studenti interessati dal programma che nella sua città sono “benvenuti” e ha dichiarato che le scuole di Chicago saranno “Zone Trump-Free”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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