Riparte la legge elettorale, ma subito aut aut M5s sui vitalizi

Il tabellone con i risultati del voto sui vitalizi al Senato.
Il tabellone con i risultati del voto sui vitalizi al Senato.
Voto al Senato sui vitalizi.

ROMA. – “Oggi c’è stato un annusamento reciproco preliminare”: la sintesi del presidente del Gruppo Misto della Camera, Pino Pisicchio, decano di Montecitorio, fotografa la ripresa del dibattito sulla legge elettorale in Commissione Affari costituzionali. Dopo che un emendamento approvato in Aula l’8 giugno a scrutinio segreto ha fatto saltare l’accordo tra Pd, M5s, Fi e Lega sul proporzionale, adesso tutti i gruppi hanno dato la “disponibilità” a riprendere l’esame partendo dal testo di giugno.

Ma M5s ha chiesto che prima si approvi il ddl sui vitalizi, un aut aut che fa prevedere al dem Roberto Giachetti che “si voterà con la legge attuale”, il Consultellum, visto che il Pd sarà al tavolo solo con l’intesa dei 4 partiti principali.

La prima a sostenere la ripresa dell’esame è stata Fi: Francesco Paolo Sisto ha chiesto di riprendere il proporzionale su cui c’era l’accordo ed approvarlo: “Cosa è cambiato da allora?” ha domandato. Frase che ha irritato il leghista Giancarlo Giorgetti: “E’ cambiato che se la legge fosse stata approvata a giugno si sarebbe votato a settembre”. Visto che le urne anticipate non sono più all’orizzonte allora si può anche pensare al Mattarellum.

In ogni caso anche la Lega ha dato la disponibilità a ripartire dal proporzionale, come tutti gli altri gruppi, compresi quelli a cui non piaceva il “Fianum” dal nome del relatore Emanuele Fiano, come Ap, Mdp e Si, anche se hanno chiesto modifiche.

E in favore del maggioritario si sono espressi anche Fdi, il gruppo di Raffaele Fitto e Giuseppe Lauricella della minoranza Pd che fa capo ad Andrea Orlando: “parla a livello personale” ha però detto Fiano.

Fuori dal coro Danilo Toninelli di M5s: occorre prima far approvare dal Senato la legge sui vitalizi, altrimenti non ci sarebbe il “clima politico” giusto. Poi ha attenuato i toni, spiegando che quella legge può essere licenziata da Palazzo Madama in due settimane. In ogni caso se si vira sulle coalizioni M5s si sfila.

Quanto al Pd Emanuele Fiano ha posto come condizione che a contrarre il patto siano tutti e quattro i partiti dell’intesa di giugno, magari allargandola ad altri. Concetto ribadito da Matteo Renzi, per il quale approvare una legge “contro qualcuno” sarebbe “una forzatura”.

Quindi se M5s si sfila salta il tavolo, che invece potrebbe allargarsi ad Ap, che con Maurizio Lupi ha chiesto di abbassare la soglia del 5%. Lo sbarramento alto piace invece a Mdp, che con Alfredo D’Attorre, ha benedetto il “Fianum”, pur chiedendo il voto disgiunto tra collegi e listini. La soglia al 5%, nei piani di D’Alema e Bersani, “costringerebbe” Giuliano Pisapia ad essere della partita, così come Sinistra Italiana, nel dar vita a un partito di sinistra-sinistra. Domani nuova seduta della Commissione che deciderà come proseguire i lavori mentre il 13 settembre la Conferenza dei capigruppo stabilirà la data dell’approdo in Aula.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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