Disoccupazione ai minimi dal 2012, record di donne al lavoro

Disoccupazione
Un momento dell'inaugurazione di IoLavoro.. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO
Disoccupazione
Un momento dell’inaugurazione di IoLavoro.. ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

ROMA. – Tasso di disoccupazione nel secondo trimestre ai minimi dal 2012 (giù al 10,9% grezzo); occupati ancora in crescita con una spinta decisiva che arriva però dai contratti a termine (tre su quattro dei dipendenti in più nell’arco di un anno); record di donne che lavorano (con un tasso di occupazione al 49,1%), come mai dalla fine degli anni ’70 ad oggi.

E’ il mercato del lavoro fotografato dagli ultimi dati Istat. Il recupero ‘rosa’ c’è – seppure ancora lontano dai livelli Ue, con la sola Grecia che fa peggio dell’Italia per occupazione femminile nel 2016 – ed è trainato dall’istruzione: la laurea paga e dà un posto alle ‘dottoresse’ più che alle donne che hanno al massimo la licenza media (con un tasso di occupazione superiore di due volte e mezzo, 75,6% contro 29,9%).

I dati Istat sulla disoccupazione registrano un balzo anche delle ore complessivamente lavorate (oltre 10,8 miliardi, al top dal 2011), “confermando – sottolinea lo stesso Istituto – l’elevata intensità occupazionale della ripresa” in corso. Parla di “buoni risultati da Jobs act e ripresa”, il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, secondo cui c’è “ancora molto da fare sul lavoro, ma la tendenza è incoraggiante”.

Gli occupati, come già emerso dai dati mensili di giugno-luglio, viaggiano sopra quota 23 milioni, ai livelli del 2008, prima della lunga crisi. All’opposto, i disoccupati “dopo tre trimestri di crescita” tornano a diminuire: la stima scende a 2 milioni 839 mila (-154 mila in un anno).

Il tasso di disoccupazione cala, quindi, al 10,9% in base ai dati grezzi nel confronto annuo (ma al Sud è 19,2%) e all’11,2% in base ai dati destagionalizzati: in entrambi i casi si tratta di un minimo dal 2012. Sale, invece, il tasso di occupazione al 58,1% in base ai dati grezzi e al 57,8% in base ai destagionalizzati. In particolare, gli occupati sono cresciuti di 78 mila unità rispetto al primo trimestre, grazie all’ulteriore incremento dei dipendenti (+149 mila), ma in oltre otto casi su dieci sono a termine (+123 mila).

Nel confronto annuo, invece, l’Istat stima una crescita di 153 mila occupati, che riguarda ancora soltanto i dipendenti (+356 mila), oltre tre quarti dei quali a termine (+278 mila). Al contrario, continuano a calare gli indipendenti: -71 mila unità sul trimestre e -203mila sull’anno. Nel confronto annuo si attenua anche la riduzione degli inattivi (-76 mila).

Capitolo a parte per le donne: sempre nel secondo trimestre, il tasso di occupazione femminile salito al 49,1% (dati grezzi) segna il livello più alto registrato nelle serie storiche Istat iniziate nel 1977. Nonostante il recupero, tuttavia, “la situazione occupazionale delle donne nel nostro Paese – scrive l’Istituto – è tra le peggiori dell’Ue”: nella media 2016 l’Italia è “penultima” tra i paesi Ue28, “con un divario di 13,2 punti rispetto alla media, seguita soltanto dalla Grecia”.

In ogni caso, l’istruzione ha “un ruolo determinante nell’accesso delle donne al mercato del lavoro”. Ma i giovani guardano al futuro con sconforto: una generazione che pensa precario, che nella stragrande maggioranza (72,7%) considera la propria retribuzione non adeguata al lavoro che svolge, ha sfiducia nel sindacato e di fronte al rischio di perdere il lavoro è disposta a rinunciare ai diritti, è il quadro che emerge dalla ricerca ‘Il Ri(s)catto del presente’ condotta dalle Acli su un campione di giovani fra i 18 e i 29 anni. Commentando i dati della disoccupazione il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha detto che si “può fare meglio” ma ha sottolineato l’aumento dell’occupazione complessiva e in particolare la crescita di quella femminile.

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