Mastella: “Io fatto fuori da servizi, Prodi da Veltroni”

Mastella, io fatto fuori da servizi, Prodi da Veltroni
Mastella a “Porta a Porta”

ROMA. – “Non furono i giudici ma i servizi a farmi fuori. Nessuno dei miei colleghi ministri mi mostrò solidarietà, tanti mi trattarono come un ‘nipotino di Belzebù”. Clemente e Sandra Mastella, all’indomani della clamorosa assoluzione a loro carico, un po’ spauriti uno a fianco dell’altro nel salotto di Porta a Porta ripercorrono il racconto del loro calvario giudiziario durato nove anni.

Emozionati, a tratti in lacrime, trattengono a stento la rabbia contro chi, in questi lunghi anni, li ha ignorati o denigrati, in una conversazione che alterna sensazioni umane a considerazioni politiche. “Ero un obbiettivo facile, uno piccolo e nero, meridionale della prima repubblica…”, lamenta l’ex Guardasigilli con i lucciconi. Ammette il dolore profondo: “Credo che un Paese in cui uno si alza e finisce in galera non vada lontano. Ora serve una riconciliazione. No a guerre tra politica e giustizia, ma lavoriamo assieme soprattutto sui tempi del giudizio”.

Si leva comunque qualche sassolino dalle scarpe che gli fa male da tanti anni: “Nessun collega volle venire in tv a esprimermi solidarietà, anche quella ipocrita. Nessuno tra chi era ministro grazie a me. Solo Chiti mi fu vicino al Senato”. Ma lo fa senza alcuna animosità. Solo la moglie, elegante in un completo scuro, si lascia andare all’emozione, ma con grande dignità: “Abbiamo resistito grazie alla grande unità della nostra famiglia, e non è un fatto scontato”, sottolinea con la voce rotta.

Ma l’ex delfino di De Mita, ministro sia con Berlusconi, sia con Prodi, non rinuncia a parlare di politica. Prima a Benevento, poi a Porta a Porta, racconta che nelle ultime ore in tanti gli hanno offerto una candidatura. “Non mi interessa, continuerò a fare il Sindaco di Benevento”, chiarisce.

Prodi ha evitato ogni commento. Mastella si morde il labbro, non vuole polemizzare. Ma dopo la puntata si lascia andare a un piccolo sfogo, l’unico: “Per lui è comodo dire che cadde per colpa mia. Ma se fosse sincero dovrebbe dire che ci fu una strategia per fotterlo portata avanti da Veltroni. Ma così metterebbe in crisi l’Ulivo e tutta la stagione successiva. Io ero parte lesa”.

Un collaboratore gli porge il cellulare. E’ Silvio Berlusconi che gli esprime la sua solidarietà. E lo stesso farà con la signora. Quindi chiarisce che a suo giudizio, dietro l’inchiesta giudiziaria, ci fu qualche ‘manina’ oscura. “Ebbi subito la percezione che ci fossero di mezzo i servizi segreti, magari deviati. E che vi fosse la volontà di far cadere quel governo. Credo che ci fosse l’obbiettivo di colpire me, l’anello più debole, per destabilizzare l’Italia. E’ certo che chi compete con l’Italia – sintetizza – avesse la volontà di indebolirci”.

Complotto o non complotto, quello che all’ex Sindaco di Ceppaloni sta a cuore oggi è difendere l’onore suo, della sua famiglia e dei suoi elettori. “In pochi giorni venne messo in galera un intero partito. Come se l’Udeur fosse un’associazione a delinquere. Nemmeno la Dc, il Psi, il Pci dei tempi di tangentopoli ebbero quel trattamento, malgrado la presenza di tangenti. Ora che è arrivata la sentenza – sottolinea in chiusura di trasmissione – sono qui per difendere tutta quella gente comune che mi è stata sempre vicina”.

(di Marcello Campo/ANSA)

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