Mattarella: “Accoglienza sì ma ragionevole. Serve legalità”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’incontro con la stampa, al termine dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Malta Marie Louise Coleiro Preca. (Ufficio Stampa Quirinale)
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’incontro con la stampa, al termine dei colloqui con il Presidente della Repubblica di Malta Marie Louise Coleiro Preca. (Ufficio Stampa Quirinale)

LA VALLETTA. – Accoglienza sì, ma “ragionevole” e non indiscriminata, cercando di garantire entrate attraverso “canali legali”. Senza alcuna “presunzione” di essere in perfetta sintonia con Papa Francesco Sergio Mattarella vidima la svolta impressa dal Governo Gentiloni – attraverso il ministro degli Interni Minniti – sui flussi e la collaborazione con la Libia. E lo fa da Malta, isola Mediterranea che – precisa – svolge il suo compito accogliendo le proprie quote di ricollocamenti (per la verità si tratta di numeri esigui seppur in rapporto alla popolazione).

Prima attraverso una serie di dichiarazioni ufficiali al termine dei colloqui con la presidente Marie Louise Coleiro Preco, poi con i giornalisti che lo avvicinano chiedendogli cosa ne pensasse delle recenti dichiarazioni di Bergoglio che di fatto hanno dato il placet Vaticano alla “linea Minniti”.

“E’ espressione di saggezza dire che ci vuole l’accoglienza e l’integrazione: ma al tempo stesso bisogna avere una ragionevole capacità di accoglienza”, replica il presidente riferendosi alle parole del Papa. Ma Mattarella va oltre e accoglie con soddisfazione le parole del presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, secondo il quale l’Italia merita il “tributo” generale per aver “salvato l’onore dell’Europa”.

Juncker ha capito che quello dei migranti è “un problema complessivo”, spiega. “Altri Paesi no”, aggiunge con una certa amarezza il capo dello Stato spiegando in serata che non bastano “avanguardie generose”. Ma il cuore delle conversazioni con le autorità maltesi non si ferma alle difficoltà palesi di un’Unione europea che “deve fare ancora molta strada per incrementare il suo tasso di solidarietà”.

Il presidente è molto chiaro nell’indicare il primo obiettivo da raggiungere, che è poi il cuore della svolta del Governo Gentiloni: “i nostri cittadini invocano sicurezza, prospettive di crescita e maggiore coesione sociale”, premette.

Per cui “si devono assicurare canali legali di ingresso e governare ordinatamente il fenomeno migratorio che non è certamente transitorio. Non possiamo consegnare le chiavi di ingresso all’Unione europea nelle mani dei trafficanti. Servono canali ordinati e impegnarsi nei Paesi di origine dei flussi”, scandisce Mattarella alla vigilia di un vertice di ben 13 capi di Stato europei che proprio nel contrasto dei flussi ha il piatto forte del menù.

Mai dimenticare però quelle che potrebbero essere – anzi per le Ong già sono – le conseguenze di una chiusura dei rubinetti, cioè le violenze inaccettabili nei campi profughi in Libia dove ora crescono le presenze di disperati in “stand by”.

“L’Italia – sottolinea più volte il capo dello Stato – è molto impegnata a stabilizzare la Libia, a rendere dignitosa ed accettabile la situazione nei campi profughi di quel Paese. Dobbiamo creare delle condizioni di vita accettabili e alleviare le terribili sofferenze”.

Compito non facile per il quale l’Italia chiede un maggior coinvolgimento dell’Unione europea. Già domani anche a Malta, al vertice del “gruppo Arraiolos”, si vedrà se questa visione “solidale e sociale” della Ue potrà risbocciare: a La Valletta sono presenti infatti anche i capi di Stato di alcuni dei Paesi del “gruppo di Videgrad”, tra cui la “cattivissima” Ungheria.

(dell’inviato Fabrizio Finzi/ANSA)

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