Corea del Nord: negoziati segreti nei seminterrati dell’Onu

Corea del Nord, delle persone guardano lo schermo della tv il lancio di un missile. Hanoi
Corea del Nord, delle persone guardano lo schermo della tv il lancio di un missile. (ANSA/AP Photo/Eugene Hoshiko)
Corea del Nord
Corea Nord: negoziati segreti in seminterrati Onu. (ANSA/AP Photo/Eugene Hoshiko)

NEW YORK. – La tensione è alle stelle tra Corea del Nord e Stati Uniti, con reciproche minacce sempre più dure tra Kim Jong Un e Donald Trump. Nei seminterrati del Palazzo di Vetro, però, tra le due potenze sarebbero proseguiti negoziati riservatissimi. In gergo lo chiamano ‘canale New York’, incontri tenuti in amene stanzette nei sotterranei dell’Onu tra Joseph Yun, inviato Usa per le politiche nordcoreane, e Pak Song Il, diplomatico di Pyongyang distaccato alla missione nordcoreana presso le Nazioni Unite. E altre riunioni si sarebbero svolte in città come Oslo e Ulan Bator, per conto dei negoziatori di turno.

Il ‘canale New York’ tra Washington e Pyongyang esiste da oltre due decenni. Dopo la guerra di Corea non c’erano stati contatti ufficiali tra i due paesi, ma dalla fine degli anni Ottanta l’amministrazione Reagan ha dato il via a limitati incontri diplomatici a Pechino, sempre riservatissimi, viste le preoccupazioni sul nascente programma nucleare del regime.

Con l’insediamento alla Casa Bianca di Bill Clinton si è tuttavia pensato di organizzare questi incontri a New York, e così è iniziata la tradizione di vedersi in luoghi delle Nazioni Unite lontani da occhi e orecchie indiscreti. A partire dai seminterrati.

Il ‘canale New York’ ha raggiunto il suo minimo storico durante la presidenza di Barack Obama, in particolare nel 2016, dopo che per la prima volta furono decise sanzioni personali contro il leader Kim Jong Un. Non appena è stato eletto Trump, però, i funzionari di Pyongyang hanno espresso la volontà di riprendere il canale di dialogo segreto non appena Obama avrebbe lasciato la Casa Bianca.

E ora che i contatti sono ripartiti, dinanzi a tutte le provocazioni del regime la sfida ben più impegnativa è dare il via ad un dialogo sul terreno, soprattutto trovare misure per ridurre la tensione e creare un’atmosfera diplomatica che consenta di far rimettere in moto negoziati formali.

(di Valeria Robecco/ANSA)