La stretta della Cina affossa il Bitcoin, il valore crolla del 40%

Stretta Cina affossa Bitcoin
Stretta Cina affossa Bitcoin. EPA/JEROME FAVRE
Stretta Cina affossa Bitcoin
Stretta Cina affossa Bitcoin. EPA/JEROME FAVRE

ROMA. – Pesante ondata di ribassi sul Bitcoin con le quotazioni che scivolano fin sotto la soglia critica dei tremila dollari, a quota 2.975 dollari. Un crollo di circa il 40% totalizzato nel giro di appena due settimane rispetto al picco massimo di 5000 dollari raggiunto dalla criptovaluta il primo settembre.

Il giro di vite sulle transazioni della criptovaluta deciso dalla Banca Popolare della Cina che ha dichiarato illegali le transazioni ordinandone il blocco, ha innescato una bufera e solo negli ultimi due giorni il Bitcoin ha accusato una flessione di oltre il 24%.

Le piattaforme di trading si affrettano a chiudere il business delle valute virtuali: oggi ViaBtc China, uno degli operatori sul mercato Bitcoin in Cina, ha annunciato che “bloccherà le attività di trading il 30 settembre”. Una mossa che replica quella comunicata ieri da Btcc, fra i maggiori operatori nel segmento delle criptovalute, che ha annunciato la chiusura dell’attività sempre a fine mese.

Difficile ora prefigurare quale sarà l’evoluzione futura se anche altri operatori decideranno di bloccare le transazioni. Le ultime voci parlano di ulteriori pressioni anche da parte delle autorità finanziarie di Shanghai che avrebbero lanciato un avvertimento “verbale” a tutte le piattaforme di criptovalute stabilendo che le operazioni dovranno cessare a fine settembre.

Per ora, due degli altri maggiori operatori, OkCoin e Huobi, proseguono con le normali attività ma proprio in queste ore sarebbe previsto un incontro con le autorità di controllo e potrebbero dover decidere un’inversione di rotta. A puntare il dito contro il Bitcoin é stato nei giorni scorsi anche l’amministratore delegato di JPMorgan, Jamie Dimon, che lo ha definito una frode paventando uno scenario simile a quello della ‘bolla’ dei Tulipani in Olanda nel 17mo secolo, quando gli speculatori fecero salire i prezzi dei bulbi dei tulipani a valori esorbitanti.

Ma al di là dei rischi di bolle speculative, non è un mistero che Pechino non vede di buon occhio un mercato che si muove al di fuori dei sistemi di regolamentazione finanziaria e su cui non ha controllo. L’universo delle valute virtuali vive di transazioni anonime e garantisce un sistema che mette al riparo dalla tracciabilità delle operazioni, con l’aggravante che proprio in Cina il boom delle criptovalute rappresenta una forte minaccia per la tenuta dello yuan.