Carceri: 200 anni della polizia penitenziaria, festa e proteste

Roma 19/09/2017 Il Presidente Sergio Mattarella al termine della cerimonia di celebrazione del bicentenario della fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria (Foto Ufficio Stampa Quirinale)
Roma 19/09/2017
Il Presidente Sergio Mattarella al termine della cerimonia di celebrazione del bicentenario della fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria (Foto Ufficio Stampa Quirinale)

ROMA. – Alle Terme di Caracalla la festa per il bicentenario con il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, davanti a Montecitorio la protesta dei sindacati. Celebrazioni “a metà” per il corpo della Polizia penitenziaria che quest’anno compie 200 anni: da un lato l’omaggio unanime delle autorità per l’impegno quotidiano e costante di migliaia di agenti a favore della sicurezza e della coesione sociale, dall’altro la denuncia delle sigle sindacali per le condizioni di lavoro “critiche”.

“Innegabili”, secondo Mattarella, le “criticità del sistema carcerario”. Viva “gratitudine”, quindi, a un Corpo che svolge un ufficio “prezioso” e a cui spetta, nell’esercizio di vigilanza, “il difficile compito di far fronte alle situazioni di sofferenza e di disagio” con “abnegazione” e “non comune professionalità” .

Ma è un sacrificio a cui Sappe, Osapp, Uilpa, Sinappe, Fns-Cisl, Uspp, Cnpp e Fp-Cgil non sono più disposti; e in un sit in davanti a Montecitorio rivendicano “più sicurezza nelle carceri, ma anche nuove assunzioni, nuove dotazioni di risorse finanziare e tecnologiche e adeguati stanziamenti per il rinnovo del contratto”.

Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, chiede uno stop alla “nube di indifferenza” sulla questione carceraria, che ha avvolto “una vasta parte della società italiana”. Perché anche da questo, è convinto, “si misura la cifra di una democrazia”. E rivolgendosi a chi è in piazza puntualizza: “Credo che il sindacato faccia bene a stimolare, anche in vista della legge di stabilità, l’attenzione dell’opinione pubblica su questo tema. Io sarò il primo e più felice di tutti di ottenere maggiori risorse da investire su un settore così delicato come quello delle carceri”. “Una mia priorità è sempre stata quella di dare al Corpo pari dignità rispetto alle altre Forze”.

“Non vi è dubbio – ha aggiunto, parlando durante la cerimonia – che nuove esigenze, come quelle derivanti dalla sempre più insidiosa minaccia terroristica, rendano sempre più importante l’impegno nella formazione e nel reperimento di risorse umane e materiali adeguate ai delicati compiti affidati ai poliziotti penitenziari”.

Un appello alla “responsabilità” dei sindacati è arrivato poi dal Capo Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, Santi Consolo, che, sottolineando il ruolo “strategico” del Corpo “per la sicurezza del Paese”, ha rivolto “un saluto che vuole anche essere segno di intento collaborativo”.

Ma il segretario generale della Fns Cisl, Pompeo Mannone, rimanda tutto al mittente e “richiede” un “senso di responsabilità” a Orlando e Consono. “Servono interventi urgenti”, rimarca il segretario nazionale della Fp Cgil, Salvatore Chiaramonte. “E’ necessario che alle parole seguano i fatti”, gli fa eco Alessandro De Pasquale, segretario nazionale dell’Ugl Polizia Penitenziaria, sigla che non ha partecipato alla cerimonia.

Solidarietà a chi protesta anche dalla politica. Matteo Salvini firma un “contratto” con i sindacati e promette: “Il giorno dopo aver vinto le elezioni, tutte le vostre richieste verranno esaudite”. “Il governo è sordo alle richieste degli operatori”, dice ancora Edmondo Cirielli (Fdi-An). “E’ un Corpo assolutamente trascurato dal Governo”, sostiene Rocco Palese (Fi). Una protesta “legittima”, chiude Vittorio Ferraresi (M5s).

Ma sull’attività svolta della polizia penitenziaria, Orlando non ha dubbi: è “presidio essenziale per la sicurezza della Repubblica”, che “entra a pieno titolo nel sistema della sicurezza nazionale, collaborando alle attività di reinserimento del condannato e mettendo in campo una fondamentale azione di prevenzione che, soprattutto in materia di criminalità organizzata e terrorismo, assume rilevanza più generale anche all’esterno del carcere”.

E sulla situazione degli istituti penitenziari conclude: “Bisogna assolutamente evitare che una maggiore apertura del carcere si traduca in una flessione degli strumenti di controllo e in un aumento dei rischi di sopraffazione e violenza”.

(di Alice Fumis/ANSA)

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