Gentiloni all’Onu: “Le sfide non si risolvono con i muri”

Paolo Gentiloni durante il suo intervento all'Onu. EPA/JUSTIN LANE
Il Presidente Gentiloni durante la seduta delle Nazioni Unite.

NEW YORK. – Le sfide globali non si risolvono da soli o con i muri, ma con un approccio comune: nel suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu Paolo Gentiloni rilancia la dimensione multilaterale delle Nazioni Unite e, senza mai citare Donald Trump, prende le distanze dal nazionalismo del presidente Usa.

“Prevenzione dei conflitti, dei disastri naturali e delle crisi umanitarie e migratorie che ne conseguono, causa a loro volta di ulteriore instabilità, non significa costruire barriere. Significa, piuttosto, realizzare lo sviluppo inclusivo e sostenibile”, ammonisce al Palazzo di Vetro, ribadendo con toni più soft la posizione europea tracciata ieri dal presidente francese Emmanuel Macron.

La linea sembra quella di smarcarsi dal tycoon senza entrare in rotta di collisione, anzi, cercando le possibili convergenze, come al G7 di Taormina. Lo aveva chiarito alla stampa italiana prima del suo intervento: “Trump ha portato la sua visione con cui ha vinto le elezioni americane, dobbiamo rispettarla in quanto nostro principale alleato. Rispettarla non significa non prendere atto che ci sono differenze. Siamo d’accordo sul contrasto al terrorismo e altre sfide ma su altri temi come il cambiamento climatico, il libero scambio e la difesa degli interessi nazionali ci sono posizioni diverse”.

Alla fine però sostiene che “certamente di gran lunga prevalgono i punti di contatto”. “La discussione è semmai se il suo richiamo all’assemblea a confrontarsi contro regimi autoritari, dittature, possa essere un compito che si può risolvere da soli o in che modo lo si può fare coinvolgendo alleati, e in questo il rapporto Usa-Europa è fondamentale, e anche con gli altri membri del consiglio di sicurezza dell’Onu”.

Sulla Corea del Nord, ad esempio, Gentiloni è per un aumento della pressione internazionale ma anche per una soluzione pacifica, evitando l’opzione militare evocata dagli Usa, mentre sull’Iran vuole che l’accordo sul nucleare dal quale Trump minaccia di uscire “resti una storia di successo degli sforzi globali di contrasto alla proliferazione di armi di distruzione di massa”.

Su queste ed altre sfide, come il terrorismo, il clima e l’immigrazione, Gentiloni ha invitato ad evitare “la tentazione di cercare rifugio nell’isolamento, nel razzismo e nell’intolleranza”. “L’Italia è e vuole restare un Paese di accoglienza, pur nella consapevolezza del legame inscindibile fra il principio di solidarietà e quello della sicurezza”, ha spiegato, chiedendo però una risposta globale al fenomeno migratorio, che parta dall’Unione Europea e tocchi l’intera comunità internazionale”.

In questa ottica, Gentiloni ha ricordato che “il futuro dell’Europa è in Africa”. Uno scacchiere, quest’ultimo, dove l’Italia incassa passi avanti sulla Libia e gli elogi di Emmanuel Macron e Theresa May, esprimendo in un incontro a margine ad alto livello il “pieno sostegno” alla road map dell’inviato speciale delle Nazioni Unite Ghassan Salame’ e al ritorno dell’Onu in Libia, che apre un’importante finestra di opportunità”.

Gentiloni ha ribadito che l’Italia resta “fortemente impegnata con le autorità libiche, a tutti i livelli”, e che sostiene un “dialogo inclusivo” per una Libia “unita e democratica e stabile”, libera dalla minaccia del terrorismo e capace di cooperare nella gestione dei flussi migratori. Nella sua girandola di incontri, Gentiloni ha avuto bilaterali con i leader di Qatar, Giordania, Libia, Gran Bretagna e Corea del sud, prima di partecipare al forum di Bloomberg.

(di Claudio Salvalaggio/ANSA)