Renzi tenta Pisapia, ma l’ex sindaco pone le condizioni

Matteo Renzi, Giuliano Pisapia (Foto: Gian Mattia D'Alberto / lapresse)
Matteo Renzi, Giuliano Pisapia (Foto: Gian Mattia D’Alberto / lapresse)

IMOLA. – Non più il Pd in solitaria, ma l’apertura, nei collegi, a una coalizione che a destra guarda ad Alfano e Calenda e a sinistra a Pisapia e Zedda. Con questo cambio di schema, Matteo Renzi prova a lanciare, spiegano i suoi, “un assist a Giuliano Pisapia e un pugno in un occhio a Bersani e D’Alema”.

Il segretario Dem è disincantato sull’ultimo tentativo di riforma elettorale, consapevole dei molti tranelli sulla strada del Rosatellum 2.0. Ma intende – rassicura gli interlocutori – andare fino in fondo. Senza farsi condizionare dalla sonora bocciatura arrivata dallo stesso Pisapia. Perché il Rosatellum, è la sfida dei vertici Dem, “per Bersani e D’Alema sarebbe la prova della verità: odiano così tanto il Pd da schierare nei collegi propri candidati e far vincere Salvini?”.

A testimoniare la serietà della proposta di coalizione, al Pd non si esclude neanche di assecondare la richiesta di Giuliano Pisapia di fare le primarie per la premiership. Ma per ora chi è vicino all’ex sindaco boccia la proposta del segretario Dem come “pura tattica”.

Perché reputano al momento “tutte disattese” le condizioni che Pisapia pone per una vera coalizione: contendibilità della leadership, “che non può ridursi a una gazebata da quindici minuti”; discontinuità sulle politiche, a partire dallo ius soli e dalla prossima manovra; chiarezza sulle alleanze, dopo che – sottolineano da Cp – alla prima prova, in Sicilia, Renzi ha mostrato di guardare al centrodestra.

Il no ad Alfano è una condizione che sembra allontanare Pisapia non solo da Renzi, ma anche dalla minoranza Dem guidata da Orlando. Perché il Rosatellum ha sortito l’effetto insperato di compattare i Dem e, pur con distinguo, Andrea Orlando l’ha promossa rilanciando una coalizione da Ap a Mdp.

Nella convinzione dei renziani, l’iniziativa in corso sta dimostrando ai tifosi della coalizione, da Franceschini a Prodi, che il suo tentativo di riunire il centrosinistra è reale: anche il professore, che in giornata partecipa a un’iniziativa con Visco e Bersani sulle diseguaglianze, non potrà che riconoscerlo. In questo senso, nello schema renziano, il nuovo sistema elettorale guasterebbe i piani a Mdp che punta ad un partito di centrosinistra con Pisapia alternativo al Pd.

Nella porzione maggioritaria dei collegi, vince infatti il candidato che ha un voto in più, quindi è chiaro che chi non sta in una coalizione ha poche chance e rischia di portare acqua al mulino degli avversari. Ma la tesi di Mdp, condivisa da Campo progressista, è che il Rosatellum darebbe vita a coalizioni “farlocche”: ciascun partito dopo il voto potrebbe andare per la sua strada e senza premio di maggioranza “si andrebbe verso larghe intese”. P

erciò, viene spiegato, Pisapia ha irrigidito la sua linea e, preso atto che non ci sono i margini per il centrosinistra “dei desideri”, va avanti sul soggetto “alternativo”, che dovrebbe nascere con una assemblea a novembre, dopo le elezioni siciliane.

“Siamo tranquilli, c’è piena condivisione sul percorso”, dicono da Mdp. Roberto Speranza, con esponenti di Cp, incontrerà prima Andrea Orlando per la minoranza Pd, poi i Verdi, come primo degli incontri (ci saranno anche Si, Possibile e “Brancaccio”) per allargare il nuovo soggetto. Tutti insieme a patto che, dicono da Cp, “si sfidi il Pd sui contenuti ma senza farne il nemico di una piccola sinistra radicale, anche perché nelle Regioni saremo alleati”.

Renzi, intanto, si muove per attirare i voti del centrodestra, come dimostra il blitz di ieri a Milano a un’iniziativa dell’ex Ap, ora Pd, Maurizio Bernardo: il ritorno a Maastricht e il taglio delle tasse sarà un pilastro in campagna elettorale per frenare la corsa di Berlusconi.

(di Cristina Ferrulli e Serenella Mattera/ANSA)

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