Legge elettorale: corsa per evitare ripensamenti, in Aula il 4 ottobre

Tabellone elettronico della Camera durante una votazione. Parlamento
Tabellone elettronico della Camera durante una votazione. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Vitalizi, si vota
Tabellone elettronico della Camera. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Si punta al 4 ottobre per portare in Aula la legge elettorale, così da approvarla in pochi giorni e inviarla in Senato. Il passo di carica imposto dopo mesi di stallo è motivato da ragioni politiche e tecniche, a partire dai tempi necessari per disegnare i collegi previsti dal Rosatellum 2.0. Se la corsa contro il tempo avrà esito favorevole si potrà andare alle urne ordinatamente a marzo 2018.

Giovedì in Commissione Affari costituzionali della Camera, dove il testo era stato appena depositato dal relatore Emanuele Fiano, Pd, Ap e Fi, hanno chiesto un ritmo accelerato all’iter della legge. Martedì prossimo, 26 settembre la Commissione voterà per l’adozione del testo base, ed entro il giorno dopo dovranno essere depositati gli emendamenti.

La capigruppo, che si terrà anch’essa il 26, dovrebbe indicare nel 4 ottobre il giorno di approdo in Aula del Rosatellum 2.0, come si sono accordati i gruppi che sostengono la Legge. Il timore di tutti i contraenti del patto è che possano accadere fatti che inducano i rispettivi partner a “ripensarci”: di qui il ritmo accelerato. La legge inoltre affida al Governo una delega per disegnare i collegi: prima viene approvata la legge e meglio è, anche se il Viminale è già al lavoro.

L’incognita è costituita dai voti segreti consentiti alla Camera. Se viene superato lo scoglio il Rosatellum arriverà in Senato a metà ottobre, qualche giorno prima della Legge di Bilancio. Entrambe i provvedimenti devono passare prima per le rispettive Commissioni e l’obiettivo è far sì che il Rosatellum 2.0 giunga in Aula prima della Manovra. In tal caso a metà novembre ci sarebbe il Sì di Palazzo Madama. E qui c’è chi ipotizza una fiducia “tecnica” per evitare l’ostruzionismo di M5s o Mdp a suon di milioni di emendamenti. In ogni caso si punta ad un accordo e a un testo blindato.

Se invece verrà modificato qualche elemento di dettaglio, il testo avrebbe un rapido passaggio in terza lettura alla Camera. A quel punto entro Natale il governo porterebbe il decreto legislativo con i nuovi collegi in Parlamento per il parere dovuto. In caso di flop è poco percorribile un decreto del governo che omogeneizzi Italicum e Consultellum (molti giuristi ritengono sia incostituzionale), mentre sarebbe possibile un “decretino” tecnico su aspetti di contorno ora mancanti (es.la scheda del Senato). Le urne sarebbero possibili anche in tal caso a marzo, ma Mattarella scioglierebbe le Camere in un clima politico completamente diverso.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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