Email privata come Hillary, Kushner imbarazza Trump

Jared Kushner in secondo piano, con il presidente Donald Trump . (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais, File)
Jared Kushner in secondo piano, con il presidente Donald Trump . (ANSA/AP Photo/Pablo Martinez Monsivais, File)

 

WASHINGTON. – Jared Kushner come Hillary Clinton. Il genero di Donald Trump, che è anche uno dei suoi più stretti consiglieri, ha utilizzato un indirizzo privato di posta elettronica, oltre all’account ufficiale, per scambiare messaggi con altri membri dell’amministrazione e su temi ‘di lavoro’. A rivelarlo è Politico che ha visto e verificato le mail.

E la mente corre subito ad Hillary Clinton, a quell’ ‘email-gate’ che ha ingarbugliato la sua campagna elettorale e in parte forse minato la forza della sua candidatura a prima donna presidente degli Stati Uniti. Un errore riconosciuto dalla stessa ex segretario di Stato e su cui Trump ha martellato senza sosta in campagna elettorale, ma in cui sembra essere incorso anche Kushner con un indirizzo creato lo scorso dicembre.

I legali del marito di Ivanka Trump mettono però le mani avanti e, ammettendo l’esistenza dell’account privato, sottolineano che si è trattato di “meno di 100 email fra gennaio e agosto” in scambi con colleghi alla Casa Bianca, “solitamente per inoltrare articoli di stampa e nella gran parte dei casi in risposta in scambi cominciati da altri con un invio all’indirizzo privato invece di quello della Casa Bianca”.

Politico poi rimarca che non vi sono indicazioni su scambi di informazioni sensibili o materiale classificato o che abbia usato il suo account privato più di quello ufficiale, resta però di un certo impatto la lista dei nomi comparsi negli scambi, dall’ex chief of staff della Casa Bianca Rience Priebus all’ex stratega di Trump, Steve Bannon, fino al responsabile per il consiglio economico nazionale Gary Cohn.

Imbarazzante per Trump che tanto si era scagliato contro quella ‘leggerezza’ di Hillary, una vicenda tra l’altro dalle mille sfumature, alcune delle quali tornano alla ribalta proprio in queste ore con la condanna a 21 mesi di prigione per Anthony Weiner, l’ex marito della più stretta collaboratrice di Hillary Clinton, Huma Abedin, per i suoi messaggini osceni a una quindicenne.

E furono le verifiche sul comportamento di Weiner, la perquisizione del suo laptop su cui erano state trovate mail con l’indirizzo privato di Hillary Clinton, che avevano allertato l’Fbi e indotto James Comey ad approfondire riaprendo di fatto l’inchiesta a pochi giorni dalle elezioni presidenziali.

L’amministrazione Trump ‘ricuce’ intanto la sua strategia per la sicurezza nazionale annunciando una nuova stretta sugli ingressi negli Stati Uniti. Di fatto una nuova versione del controverso ‘bando’ scaduto alla mezzanotte di ieri. Le nuove misure riguardano otto Paesi: oltre a cinque dei sei a maggioranza musulmana già contemplati nel ‘bando’ (Iran, Somalia, Libia, Yemen e Siria) ci sono adesso anche Ciad, Corea del Nord e Venezuela, mentre scompare dalla lista il Sudan. Le restrizioni non riguarderanno però chi già possiede un visto per gli Usa.

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