Papa: “Basta armi nucleari, abolire questi strumenti di morte”

Armi nucleari
Approvato al'ONU il Trattato di messa al bando delle armi nucleari.
Approvato al’ONU il Trattato di messa al bando delle armi nucleari.

 

 

CITTA’ DEL VATICANO. – Il Papa coglie l’occasione della Giornata Internazionale dell’Onu per la totale eliminazione delle armi nucleari, per lanciare un appello per la loro messa al bando. “Impegniamoci per un mondo senza armi nucleari, applicando il Trattato di non proliferazione per abolire questi strumenti di morte”: questo il tweet diffuso da Francesco dal suo account @Pontifex in nove lingue, mentre a New York è in corso la 72/ma assemblea generale della Nazioni Unite e mentre non si attenuano le minacce nucleari della crisi con la Corea del Nord.

Il forte richiamo del Papa emerge come particolarmente attuale di fronte alla tensione sempre più alta al 38/mo parallelo, con Pyongyang – pronta a sempre nuovi test missilistici e nucleari il cui raggio minaccia anche il Giappone e perfino la base americana di Guam, nel Pacifico – che senza mezzi termini ha accusato gli Stati Uniti di averle dichiarato guerra.

Il regime nordcoreano ha affermato di essere pronto ad abbattere i cacciabombardieri strategici in volo da giorni sulla zona demilitarizzata verso il confine tra le due Coree. Tutt’altro che rassicuranti le repliche da Washington, in particolare dal Pentagono, sull'”arsenale immenso” a disposizione per affrontare la questione della Corea del Nord.

In questo quadro, e mentre al Palazzo di Vetro di New York il “ministro degli esteri” vaticano, mons. Paul Richard Gallagher, è intervenuto con un ampio discorso sulla “pace in un pianeta sostenibile”, il Papa torna a sollecitare il totale disarmo nucleare, l’abolizione di armamenti che minacciano l’intera umanità.

Interpellato durante il viaggio di ritorno dalla Colombia, sulla quale non ha mai nascosto la sua grande preoccupazione, Francesco ha risposto di “non capirla”, che “lì c’è una lotta di interessi che mi sfuggono”. Ma pochi giorni prima, il 2 settembre, ricevendo il Consiglio coreano dei leader religiosi aveva sottolineato che ad essi “è chiesto di aprire, favorire e accompagnare processi di bene e di riconciliazione per tutti: siamo chiamati a essere banditori di pace annunciando e incarnando uno stile nonviolento, di pace, con parole che si differenziano dalla narrativa della paura e con gesti che si oppongono alla retorica dell’odio”.

Li aveva inoltre invitati a “seminare la speranza di un avvenire” in cui “sia dato ascolto al grido dei molti che ripudiano la guerra e implorano maggiore armonia tra le persone e le comunità, tra i popoli e gli Stati”.

(di Fausto Gasparroni/ANSA)

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