Scontro sul Def. Bersani: “Il governo non ascolti solo Alfano”

Bersani, governo non ascolti solo Alfano
Bersani, governo non ascolti solo Alfano

ROMA. – E’ nel Rosatellum la speranza, forse l’ultima, di unire a sinistra ciò che oggi è diviso già prima del voto. Se passerà quella legge elettorale, dicono dal Pd, anche i bersaniani di Mdp sarebbero spinti alla coalizione, per non essere condannati alla sconfitta nei collegi e allargare la rappresentanza parlamentare. Perciò “pontieri” come Graziano Delrio e Dario Franceschini, ospiti di Mdp a Napoli, continuano a lavorare per ridurre le distanze.

Ma non riescono per ora a colmarle. Anche perché i bersaniani sono sugli scudi in vista della legge di bilancio e in Senato votano contro un parere alla nota di aggiornamento al Def in materia di lavoro: “Siamo gente di governo, non faremo arrivare la troika ma l’Esecutivo apra le orecchie e non ascolti solo Alfano”, avverte Pier Luigi Bersani.

La senatrice di Mdp Maria Grazia Gatti lamenta la mancanza di discontinuità nel Def e spiega di aver votato contro il governo su un parere in commissione, per dare un “segnale”. I voti dei bersaniani sono decisivi in Senato per fare passare il documento, che andrà al voto il 4 ottobre. Di qui i timori.

Un punto della situazione lo fanno, all’ora di pranzo, anche il premier Paolo Gentiloni e il capogruppo Dem Luigi Zanda. Ma D’Alema ieri, Bersani oggi, hanno affermato che Mdp non farà “arrivare la troika”. Con una “maturità” che fa dichiarare fiducia al presidente del Senato Pietro Grasso: non dovrebbero esserci problemi sul via libera al Def anche se “vigilare non guasta mai”.

Perché i “segnali” di Mdp arrivano nel voto in commissione, anche in vista della partita delle misure da inserire in manovra. E’ sui temi economici che si registra la distanza più grande tra il Pd di Renzi e la sinistra che invoca “discontinuità”. E’ quello, affermano i Dem, il primo degli ostacoli all’unità.

Ma Matteo Renzi, se continua a difendere i risultati “dei mille giorni” dalle “mistificazioni”, guarda “al futuro” per vincere la “scommessa ardita” delle elezioni, che immagina a marzo. E lancia un messaggio di apertura: “Dobbiamo difendere il futuro con tutti quelli che ci stanno”, scrive nella Enews con cui schiera il Pd ai blocchi di partenza della campagna elettorale.

Partirà il 17 ottobre in un tour di due mesi in treno attraverso l’Italia: “I prossimi sei mesi saranno decisivi – è l’appello del segretario Dem ai militanti – dateci una mano con il tam tam, perché abbiamo portato l’Italia fuori dalla crisi ma non basta” per battere il M5s di Luigi Di Maio e la destra “sull’asse Salvini-Berlusconi”.

L’unico modo per farlo, ribadisce Dario Franceschini da Napoli, è “stare nella stessa coalizione”: l’unità è “indispensabile”. E anche Graziano Delrio, in un confronto con Bersani sul palco della festa di Mdp, si augura che “abbia successo il tentativo di Bersani e Pisapia di allargare il campo del centrosinistra”. E aggiunge che “nessuno è autosufficiente” ma se resterà il Consultellum ci sarà un confronto per le alleanze solo “dopo il voto”.

“Ma non trattateci – avverte Bersani – come chi fa vincere la destra, perché la destra ha già vinto e dobbiamo rimediare”. Sono solo le prime battute, però, di un tentativo di confronto che promette di andare avanti nelle prossime settimane e che per ora non vede le posizioni avvicinarsi.

Lavora per l’unità Grasso, che da Napoli non si sbilancia sul suo futuro politico: “Se ci saranno le condizioni per un percorso visionario valuterò”. Quale sarà l’esito del processo avviato a sinistra, sottolineano dal Pd, non è dato sapere: dentro Campo progressista c’è chi spinge perché l’ex sindaco si liberi dall’abbraccio di D’Alema. Ma chi è vicino a Pisapia fa sapere che il processo di unità fuori dal Pd va avanti, nell’attesa di capire quale sarà la legge elettorale.

(di Serenella Mattera/ANSA)

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