Spinta del governo contro la povertà, più risorse nella manovra

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Spinta governo contro la povertà, più risorse in manovra

ROMA. – La lotta alla povertà entra di diritto nel menù della prossima manovra. Dopo il varo del Rei, che partirà a gennaio, il governo punta ad ampliare il più possibile le risorse a disposizione, con l’obiettivo di fare dell’inclusione sociale uno dei capisaldi della politica economica dei prossimi anni.

Di fronte alla fotografia scattata dall’Asvis, l’Alleanza per lo sviluppo sostenibile guidata da Enrico Giovannini, che ha lanciato l’allarme proprio sull’indigenza e le diseguaglianze sempre più diffuse in Italia, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha giudicato ancora insufficienti i fondi inseriti nella legge delega sulla povertà.

L’impegno preso in prima persona dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è dunque quello di arricchire il reddito di inclusione già dalla prossima legge di bilancio, portando la dotazione complessiva dello strumento probabilmente dagli 1,7 miliardi già stanziati a 2 miliardi di euro.

Gli spazi finanziari nella legge di bilancio saranno probabilmente pochi, ma in vista della messa a punto del ddl, le misure – e le proposte – sembrano cominciare a prendere forma. Di certo, ha assicurato il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, verranno confermati ecobonus e sismabonus, anche se con modalità differenti, mentre sul fronte lavoro il presidente dell’Inps, Tito Boeri, propone di introdurre forme di decontribuzione non solo per i giovani ma anche per le neomamme, abitualmente penalizzate dopo la maternità nel rientro nel mondo del lavoro.

Per i bonus sulla casa, l’idea del Mit è quella di unire i due tipi di incentivo, garantendo le stesse caratteristiche all’uno e all’altro: in questo modo l’ecobonus per i condomini diventerebbe quinquennale, come già il sismabonus, il credito energetico sarebbe cedibile da parte degli incapienti, possibilità prevista al momento solo per l’agevolazione antisismica, e l’entità della detrazione sarebbe in entrambi i casi legata al miglioramento raggiunto.

Allo stesso tempo, si sta ipotizzando di eliminare il massimale di 96.000 euro per i capannoni, da legare invece ai metri quadri, e di allargare i beneficiari anche all’edilizia popolare, oggetto finora di un’esclusione “senza senso”, secondo Delrio.

I conti andranno fatti con attenzione con la Ragioneria generale dello Stato, a cui tocca il compito di bilanciare ogni entrata ed uscita. Ma intanto il Parlamento reclama dal governo nuovi dati non inseriti, secondo la Commissione Bilancio del Senato, nella Nota di aggiornamento al Def trasmessa alle Camere e calendarizzata in votazione il 4 ottobre.

Secondo il presidente della Commissione, Giorgio Tonini (Pd), nel documento manca l’indicazione degli interventi e degli effetti finanziari previsti dalla prossima manovra di bilancio che invece dovrebbero essere specificati. Una “lacuna” che dovrebbe essere colmata da Padoan nella prossima audizione del 3 ottobre.

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