Berlusconi prende tempo sulla leadership del centrodestra

Berlusconi
Silvio Berlusconi in una foto d'archivio.
Silvio Berlusconi in una foto d’archivio.

 

 

ROMA. – L’incontro con alcuni militanti fuori villa San Martino in occasione del suo compleanno (sono 81 candeline) diventa per Silvio Berlusconi l’occasione di improvvisare un piccolo comizio annunciando che la prossima settimana vedrà Matteo Salvini e Giorgia Meloni per “definire il programma del centrodestra”. La decisione di vedersi sarebbe nata dalle telefonate che l’ex premier ha ricevuto dai due leader proprio in occasione del suo compleanno. Tra gli auguri più graditi quelli del presidente russo Vladimir Putin che ha approfittato per invitare in Russia il leader di Fi per il 7 ottobre.

Certo è che con i due possibili alleati di nodi da sciogliere ce ne sono parecchi. Il primo e forse più importante è quello della leadership. Argomento che l’ex capo del governo però preferisce tenere ancora nel cassetto mentre i suoi parlamentari hanno presentato un emendamento alla legge elettorale che prevede come il ‘capo’ della coalizione sia quello del partito che prende più voti.

E secondo il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Brunetta, è proprio Fi ad essere in testa. In base agli ultimi sondaggi in mano al presidente dei deputati azzurri, Forza Italia sarebbe “data in crescita” superando la Lega Nord. E ancora più che la leadership per il Cavaliere il vero argomento tabù sono le primarie. Strumento che piace molto al ‘duo’ Salvini-Meloni tanto che Ignazio La Russa ha presentato un emendamento al Rosatellum proprio per le primarie di coalizione.

L’ex premier per il momento preferisce glissare sull’argomento ricordando di essere “incandidabile”. Ma se non è tempo di parlare di leadership del centrodestra, Berlusconi nei fatti si comporta da ‘capo’ non solo di Forza Italia. L’incontro con il presidente del Ppe Joseph Daul e la volontà di voler riunificare i moderati per “portarli alla vittoria” la dice lunga su quali siano gli obiettivi di Berlusconi: “Sono assolutamente convinto – chiarisce – che gli italiani abbiano capito che l’unica possibilità di avere un buon governo è di affidarsi non a chi nella vita non ha fatto niente ma a chi nella vita ha fatto tanto e in 10 anni di governo non ha mai messo le mani nelle tasche dei cittadini”.

La riunificazione dei moderati prevede per l’ex premier il dover affrontare con Salvini e Meloni anche il ‘dossier’ Alfano, nome su cui Lega e Fratelli d’Italia hanno posto il veto. D’altro canto anche il ministro degli Esteri ha fatto intendere che il progetto a cui lavora guarda a Forza Italia ma non ai cosiddetti populisti. E a fare da ponte tra il Cavaliere e l’ex delfino ci pensa proprio il capogruppo del Ppe, Daul, che nella due giorni italiana prima ha un faccia a faccia con Berlusconi, poi il leader di Area Popolare.

Che la cultura popolare sia l’unica a sopravvivere è la convinzione di Ciriaco De Mita. L’ex presidente del Consiglio ha radunato a Roma un pezzo della storia della Dc e non ha risparmiato critiche al Pd (“un partito che piuttosto che allargare il consenso lo rinchiude, fino a ridurlo”) e a Berlusconi: “Uno che ha 80 anni, e io ricordo che quando ne avevo 70 ero vecchio, e che non esprime un pensiero, ma recita”.

(di Yasmin Inangiray/ANSA)