M5S: stop alle modelle taglia zero, proposte supermulte

Modella anoressica
Stop modelle taglia zero

 

 

ROMA. – Dal Manifesto del 2006 contro l’anoressia dell’allora ministra Giovanna Melandri, al codice di autoregolamentazione degli stilisti, alla carta comune per il benessere delle modelle e dei modelli siglata solo pochi giorni fa dai gruppi del lusso LVMH e Kering (proprietari di marchi come Gucci, Dior, Bottega Veneta, Louis Vuitton, Saint Laurent, Fendi, Givenchy o Loro Piana) fino alla proposta di legge presentata alla Camera dei Deputati dalla deputata del M5S Azzurra Cancelleri per dire stop alle modelle taglia zero.

Il tema dell’anoressia in passerella per la prima volta in Italia è oggetto di attenzione da parte del legislatore, mentre in Francia è diventato legge dal maggio scorso. “La mia proposta si compone di 4 articoli – spiega Cancelleri – il primo stabilisce il divieto d’impiegare in sfilate o campagne pubblicitarie modelle con un indice di massa corporea (rapporto tra peso e altezza) pari o inferiore a 18,5, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come livello al di sotto del quale si può parlare di malnutrizione.

Il secondo articolo prevede l’obbligo di un certificato medico e di una valutazione psicologica che attestino l’assenza di disturbi alimentari per poter sfilare. Il terzo stabilisce le sanzioni per chi non rispetta quanto previsto nei primi due articoli (da una multa di 75mila euro alla reclusione fino a sei mesi) e per i mezzi d’informazione e tutti quei soggetti che promuovono un’immagine di eccessiva magrezza incoraggiando il ricorso a restrizioni alimentari per un periodo prolungato (da una multa di 100mila euro alla reclusione fino a un anno). Infine, l’ultimo articolo è per promuovere campagne informative volte a diffondere una corretta educazione alimentare”.

La pdl, commentata nel corso della presentazione dalla top model ‘curvy’ Elisa D’Ospina, della stilista Tiziana Monreale, della dietista Erika Ionta, e del dottor Riccardo Dalle Grave, responsabile scientifico dell’Associazione Italiana Disturbi della Alimentazione e del Peso, sarà presto calendarizzata, avverte una nota, in Commissione Attività Produttive.

A livello politico l’Italia aveva affrontato il problema dell’anoressia delle modelle con la ministra Melandri, che nel 2006, dopo i decessi di due giovani indossatrici anoressiche, aveva incontrato stilisti e aziende di moda per giungere a un codice d’autoregolamentazione sull’utilizzo di modelle minorenni e troppo magre, giungendo a firmare un Manifesto contro l’anoressia.

Un modo per escludere l’obbligatorietà delle indicazioni che sarebbero scaturite invece da una norma. Insomma niente legge si pensò, anche se l’anoressia in Italia secondo l’Aba, associazione che si occupa dei disturbi alimentari, in quegli anni colpiva circa 3 milioni di persone. Oggi, sostengono gli esperti, sono saliti a 5 milioni.

“A 15 anni ero alta 1,80 – ricorda D’Ospina – e pesavo 68 chili. Un’agenzia mi disse che se volevo sfilare dovevo perdere 30 chili. Ci pensò mio padre a mandarli a quel paese. Oggi, dopo aver denunciato alcuni siti che istigavano all’anoressia come Pro-Ana, dico che anche le agenzie devono essere regolate.

Io faccio volontariato nelle scuole italiane con campagne di prevenzione, coadiuvata da un’equipe di psicologi e dietologi. Bisogna rendersi conto però che il problema non è solo nella moda, riguarda le famiglie per prime e poi le scuole, che dovrebbero prevedere almeno un’ora alla scienza della alimentazione”.

“Le strutture sanitarie non sono pronte ad affrontare le terapie per la cura di queste malattie, non ci sono neppure posti letto” denuncia invece il professor Dalle Grave, responsabile di Villa Garda.

(di Patrizia Vacalebri/ANSA)