Legge elettorale: primi voti in Commissione, tensione Pd-Mdp

Roberto Speranza durante la presentazione del simbolo del Movimento democratico e progressista (Mdp) presso il Tempio di Adriano a Roma, 22 marzo 2017. ANSA/CLAUDIO PERI
Roberto Speranza durante la presentazione del simbolo del Movimento democratico e progressista (Mdp) presso il Tempio di Adriano a Roma, 22 marzo 2017. ANSA/CLAUDIO PERI

 

ROMA. – Primi voti del Parlamento sul Rosatellum 2.0, il sistema per un terzo con collegi maggioritari e due terzi proporzionale: la Commissione Affari costituzionali ha bocciato i primi tre emendamenti, tutti di Mdp, che rilanciavano il proporzionale puro e inserivano le preferenze nella nuova legge elettorale.

La coalizione che sostiene la legge, cioè Pd-Fi-Ap-Lega ha superato gli ostacoli agevolmente, anche se le questioni ancora aperte verranno affrontate domani. Scatta però una polemica tra Mdp e Pd, che rischia di riflettersi sul governo e sui documenti di Bilancio, con Mdp che si sfila sul Def pur garantendo la maggioranza assoluta sulla nota di variazione.

Chiamato a dare il parere sugli emendamenti, il relatore Emanuele Fiano, ha invitato ad accantonare quelli su alcuni temi ancora aperti: e l’accantonamento significa che le parti stanno ancora trattando nei dettagli. Questi temi sono il numero dei collegi plurinominali, nei quali i partiti presenteranno i listini proporzionali (il Pd ne vorrebbe 70-80, Fi massimo 60), il numero di firme a sostegno delle liste, le pluricandidature, le soglie anti liste civetta, la questione del capo della forza politica. Temi che saranno affrontati in riunioni serali dai partiti che hanno sottoscritto il patto.

Un “no” Fiano lo ha espresso su due punti proposti da chi si oppone al Rosatellum 2.0: preferenze e ritorno al modello proporzionale. Infatti con i primi tre voti sono stati bocciati tre emendamenti di Alfredo D’Attorre di Mdp su questi due temi. D’Attorre, che ha tenuto inchiodata la Commissione con lunghi interventi, si è lamentato per la chiusura da parte del Pd e del relatore.

Fiano ha reagito ricordando a D’Attorre come lui fosse contrario alle preferenze: “Militavamo nello stesso partito e il segretario era D’Alema, ed attaccavamo insieme manifesti contro le preferenze, foriere di rischio democratico”.

All’uscita D’Attorre ha accusato il Pd di “spaccare la maggioranza di governo” sulla legge elettorale alla vigilia della legge di Bilancio, accusa respinta da vari esponenti Dem. Da domani dunque i voti sui cardini della legge (su cui c’è intesa) e sui dettagli da definire, con l’obiettivo di concludere in Commissione giovedì e andare martedì in Aula. Qui si annunciano 90 voti segreti e sarà il momento della verità.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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