Dal Porcellum a Rosatellum 2.0, una storia infinita

Italicum: cosa prevede la nuova legge elettorale Italicum
Italicum: cosa prevede la nuova legge elettorale Italicum

 

 

ROMA.- Quinto tentativo del Parlamento di superare il Porcellum e terzo tentativo per non andare a votare con due sistemi non decisi dal Parlamento ma dalla Corte Costituzionale. E’ il Rosatellum 2.0 che la Commissione Affari costituzionali della Camera ha iniziato a votare: intorno ad esso si sono coalizzati Pd, Ap, Fi, Lega, Des-Cd, Ala-Sc e Dit, contrarissimi M5s, Mdp, Si e Fdi.

Dopo l’approvazione del Porcellum a fine 2005, l’Unione nella legislatura 2006-2008 si era ripromesso di varare una legge che lo modificasse, ma non ne fece nulla. Nella legislatura 2008-13, il centrodestra inizialmente difese la legge, ma con l’arrivo di Monti e del governo di larghe intese (Alfano Bersani, Casini), fu ripreso il dossier, anche questa volta con un flop.

Nell’aprile 2013 il rieletto presidente Napolitano favorì la nascita di un nuovo governo di Grosse Koalition con lo scopo di varare una legge elettorale e una riforma costituzionale, anche perché a dicembre era attesa una sentenza della Consulta sul Porcellum, che si annunciava negativa.

Quella maggioranza, dopo una serie di passaggi parlamentari contraddittori, non avviò alcuna legge elettorale e a dicembre arrivò la sentenza che dichiarò incostituzionale il Porcellum in due punti: le liste bloccate lunghe, e la mancata indicazione di una soglia minima per ottenere il premio di maggioranza.

La Consulta, ribaltando precedenti sentenze e la dottrina parlamentarista, che assegna una riserva al Parlamento per scrivere la legge elettorale, la decise lei: proporzionale puro con preferenze. Era il Consultellum.

Nel gennaio 2014 il neo segretario del Pd Matteo Renzi prende l’iniziativa e incontra Silvio Berlusconi, sabato 17, e si accorda su un nuovo modello, l’Italicum: proporzionale con premio di maggioranza alla coalizione o al partito che supera il 37%, e brevi listini bloccati. L’11 marzo è approvato dalla Camera, con un emendamento della minoranza del Pd (D’Attorre-Lauricella): la legge vale solo per la Camera, visto che il Senato verrà modificato dalla riforma Costituzionale.

Ma in Senato l’Italicum cambia: il premio va al partito che supera il 40%, o se nessuno lo raggiunge al partito che si impone al ballottaggio. La legge è approvata in Senato il 27 gennaio 2015 con il sì del Pd (ma la minoranza bersaniana non vota) e di Fi. Dopo tre giorni Berlusconi rompe l’accordo sulle riforme perché Renzi non ha trattato con lui il nome del nuovo presidente della Repubblica: Sergio Mattarella. Il 2 maggio 2015 l’Italicum è approvato definitivamente alla Camera con un voto di fiducia, su cui molti della minoranza Dem non votano.

Dopo un anno e mezzo si è da capo: il referendum boccia la riforma costituzionale, e quindi manca una legge elettorale per il Senato. In più a fine gennaio 2017 la Corte boccia il ballottaggio dell’Italicum, visto che con due Camere elettive non può funzionare. A marzo il Pd rilancia il Mattarellum, che però non ha i numeri in Senato; a maggio arriva il Rosatellum, metà collegi maggioritari e metà proporzionale.

Il testo presentato dal relatore Emanuele Fiano in Commissione non decolla. A giugno la svolta: accordo Pd-Fi-M5s-Lega sul Fianum, un proporzionale molto simile al sistema in uso per il Senato tra il 1948 e il 1992. Il testo va in aula il 7 giugno scorso, ma il giorno dopo naufraga su un emendamento approvato a scrutinio segreto.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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