Senato: il governo arriva a 181 voti con Ala, autosufficienza sul filo

L'aula del Senato a Palazzo Madama. REUTERS/Alessandro Bianchi
L’aula del Senato a Palazzo Madama. REUTERS/Alessandro Bianchi

 

ROMA. – Il Parlamento approva la nota di aggiornamento al Def e lo scostamento di bilancio con il sostegno dei verdiniani che, insieme ai 6 senatori provenienti dai gruppi Misto, Autonomie e dall’Idv (Dario Stefano, Luciano Uras, Alessandra Bencini, Francesco Molinari, Maurizio Romani e Luis Alberto Orellana) riempiono il “vuoto” lasciato dai parlamentari di Mdp che però sulla nota, cioè sul voto per cui non serve la maggioranza dei 161, non votano in dissenso con il governo.

E proprio su questa votazione, la maggioranza incassa 181 preferenze ottenute sommando 98 voti del Pd (sono 99 ma il presidente Pietro Grasso non vota); 24 di Ap; 16 di Mdp; 12 di Ala (ci sono due assenti, Amoruso e Scavone, perché il gruppo è di 14); 3 di Gal (D’Onghia, Naccarato, Villari), 12 del Misto e 16 del gruppo Autonomie. I no sono solo 108.

Nella seconda, invece (quella che ottiene 164 voti e sulla quale non serviva quota 161 della maggioranza assoluta) al risultato si arriva con 98 Pd, 24 Ap, sempre 12 di Ala, 10 del Misto (in questo secondo round sono assenti De Poli e Conti dell’Udc che risultano nel primo), 16 delle Autonomie, 3 di Gal (ma stavolta al posto di Villari c’è Zizza) e l'”imprevisto” di Nicola Morra del M5S che spiega di “aver commesso un errore materiale” votando insieme alla maggioranza.

Il risultato è che se ai 181 del primo voto si tolgono i 12 di Ala, i 6 Misto-Idv-Aut e il voto di uno dei tre di Gal (Naccarato e D’Onghia votano sempre con il governo) e l’errore di Morra, si arriva appunto a quota 161. Con i no che rimangono a 108, con un astenuto. A questo, si aggiunga che oggi i banchi del governo erano al gran completo, mentre di solito non è così.

E’ vero che nella maggior parte dei casi non serve arrivare alla soglia dei 161 e che basta che ci siano assenti per veder ridurre il quorum, ma ora comunque la maggioranza, se si esclude Mdp, a quel tetto non ci arriva. E si ferma a quota 152: 98 Pd, 24 Ap, 3 centristi (De Poli, Conti che non sono in maggioranza e Monti che oscilla a seconda dei casi), 16 Autonomie (solitamente si conta su 13), 9 Misto (anche se quelli che si schierano sempre sono 3: Bondi, Repetto e Della Vedova) e 2 Gal. Anche perché le “bisinelle”, come chiamano nel Pd le senatrici di Fare!, ormai sono schierate con il centrodestra.

Tutto più semplice alla Camera dove la nota e lo scostamento di bilancio passano, la prima con 318 sì e 135 no; il secondo con 358 voti a favore e 133 contrari.

(di Anna Laura Bussa/ANSA)

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