Trump a Las Vegas, l’Fbi sente la compagna del killer

Las Vegas
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WASHINGTON. – Il presidente Donald Trump è appena atterrato a Las Vegas quando l’Fbi si appresta a sentire la compagna di Stephen Paddock, l’autore della peggiore strage nella Storia degli Usa, con un arsenale che si scopre ora dopo ora sempre più agghiacciante per entità e potenziale.

E’ lei, Marilou Danley, al momento l’unica speranza per gli inquirenti di gettare luce sul movente di Paddock che resta un mistero. Si tenta di capire cosa abbia fatto scattare la violenza cieca, si cerca un perché – sebbene comunque incomprensibile – per la morte di 59 persone e il ferimento di altre 500. Per l’orrore piombato dal cielo su un concerto di musica country nel tempio del divertimento made in Usa.

Marilou Danley è rientrata nella notte negli Usa dalle Filippine, l’Fbi ad attenderla all’aeroporto di Los Angeles. Si sa poco anche di lei: con Paddock si erano incontrati a Reno, in Nevada, qualche anno fa. Secondo alcune ricostruzioni i due vivevano insieme probabilmente dall’agosto del 2013 quando Danley era ancora sposata con un altro uomo da cui ha divorziato nel 2015.

Una donna che dice di essere la sorella di Marilou Danley ha parlato con una tv australiana e si è detta convinta che Paddock abbia tentato di tenere la sua compagna fuori dal Paese, lontana, per il tempo necessario a preparare e portare a termine il massacro.

Intanto emergono dettagli sempre più inquietanti sulla furia ma al tempo stesso con la minuzia con cui il killer ha agito: ha sparato per almeno 9-11 minuti dopo la prima chiamata al 911, il 112 americano. Prima telefonata arrivata alla polizia alle 22.08 di domenica sera, ora locale. Le autorità hanno inoltre diffuso il video della telecamera in dotazione a un agente che mostra il caos nei primi momenti della sparatoria. “Ci stanno sparando addosso”, gridano alcune persone. “Andate via!”, urla il poliziotto, mentre in sottofondo si sentono gli spari.

Si apprende intanto inoltre che Paddock ha manomesso 12 armi semiautomatiche con un dispositivo chiamato ‘bump stock’ che gli consentiva di sparare come fossero automatiche. Aveva circa 50 armi in tre diversi posti. Emergono immagini e fotografie della stanza al Mandalay Hotel da cui ha fatto fuoco: ci sono armi ovunque. Sono nella vasca da bagno, per terra, la moquette cosparsa di bossoli.

Probabilmente parte di quell’arsenale che l’uomo metteva insieme da anni, dal 1982 per la precisione, mentre soltanto durante lo scorso anno aveva acquistato 33 armi in cinque Stati diversi, stando alla Cbs che cita fonti informate. Le autorità tengono le bocche cucite, ma è una corsa contro il tempo nella verifica di dettagli e nella raccolta di tasselli per dare forma ad una vicenda i cui contorni nessuno vorrebbe essere mai costretto a rintracciare.

I dettagli verranno resi noti “a tempo debito”, ha detto anche il presidente Trump, lasciando la Casa Bianca alla volta di Las Vegas: “La Polizia ha fatto un lavoro fantastico in poco tempo, stanno apprendendo molte cose, annunceranno a tempo debito. E’ un giorno molto molto triste, per me personalmente”.

(di Anna Lisa Rapanà/ANSA)

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