Gentiloni conta sulla responsabilità: “La manovra avrà i voti”

Tabellone elettronico dell'aula del Senato con risultato voto sullo scostamento del deficit su esame di aggiornamento al DEF. Roma 4 ottobre 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI
Tabellone elettronico dell’aula del Senato con risultato voto sullo scostamento del deficit su esame di aggiornamento al DEF. Roma 4 ottobre 2017. ANSA/GIUSEPPE LAMI

ROMA. – Il fattore “responsabilità”. Su queste basi poggia l’ottimismo del governo Gentiloni in vista del varo della manovra. Quando il presidente del Consiglio giunge alla Camera per il voto della nota di aggiornamento al Def è sorridente e rilassato. In mattinata, mentre lui era ad Assisi, il Senato ha approvato la nota di aggiornamento al Def a larga maggioranza, nonostante lo strappo di Mdp. Così, affermano dal Pd, i bersaniani si sono rivelati “non decisivi”, anche in vista del varo della manovra.

Ma Paolo Gentiloni tiene aperto il dialogo anche con loro. Con una premessa, ribadita dal ministro Pier Carlo Padoan: i margini sono stretti, si interverrà su priorità come lavoro e povertà, ma non c’è spazio per richieste esorbitanti e ad oggi sembra arduo intervenire sui superticket.

E’ senza trionfalismi che il premier sottolinea la “notevole” prova di responsabilità delle Camere. Mentre il ministro Anna Finocchiaro sottolinea come “inspiegabile” il dissenso di Mdp. Un dissenso che i Dem definiscono pregiudiziale, a maggior ragione dopo l’apertura contenuta nella risoluzione di maggioranza a ragionare di temi come i superticket.

Quel dissenso, è la convinzione, non riuscirà però a tenere in ostaggio la manovra. Perché d’ora in poi tutte le votazioni – anche una eventuale fiducia – saranno a maggioranza semplice e i numeri per raggiungere quella maggioranza anche al Senato ci sono, a prescindere dalle “battaglie elettorali” di Mdp: sulle singole misure – è il ragionamento – servirà un’attenzione molto alta, ma sul voto finale nessuno si assumerebbe il rischio di far scattare l’esercizio provvisorio (Mdp potrebbe scegliere, per dire, di uscire dall’Aula e abbassare il quorum piuttosto che votare contro).

Dunque c’è ottimismo che condurre in porto la manovra, obiettivo caro a Palazzo Chigi quanto al Quirinale, sia possibile nonostante le turbolenze di fine legislatura e il rompere le righe pre-voto. Anche il sostegno dato dai verdiniani viene derubricato dal Pd come non decisivo per il varo del Def. Ma è indubbio che abbiano contribuito, ammettono i Dem, a rivendicare la prova di forza e mettere in evidenza l’irresponsabilità di Mdp.

Gentiloni però si tiene fuori dall’arena politica e, in linea con il suo stile dialogante, dà indicazione ai suoi ministri di tenere aperto il confronto, aperto dal suo incontro di lunedì con Giuliano Pisapia, sulle misure della legge di bilancio. Ma nella consapevolezza che le risorse sono “limitate”: dunque richieste troppo costose sarebbero strumentali, visto che appare difficile andare oltre l’impianto presentato, che prevede 3,8 miliardi di ‘nuovi impieghi’ al netto della sterilizzazione delle clausole di salvaguardia.

L’apertura sul superticket, ad esempio, appare ardua da realizzare interamente, dal momento che da sola costa circa 800 milioni: non a caso la risoluzione di maggioranza sul Def chiede di “rivedere gradualmente” il meccanismo nei prossimi tre anni.

La questione, spiega chi è al lavoro sui dossier, resta quella delle priorità. E il governo ha già assicurato che metterà sul piatto 600 milioni per chi è in difficoltà, destinandoli a rafforzare il reddito di inclusione. Lo stesso ragionamento vale per il sostegno alle famiglie e gli assegni per i figli.

Di certo non si potrà procedere con l’idea di rivedere per intero il sistema, come proposto a suo tempo con il ddl Lepri al Senato, visto che costerebbe solo il primo anno 2 miliardi in più. Si potrebbe però immaginare qualche intervento minimo, come un innalzamento della soglia di guadagni oltre la quale i figli non risultano più a carico dei genitori (che quindi non usufruiscono più della relativa detrazione).

Qualche risorsa in più potrebbe comunque arrivare se davvero si procederà con un rafforzamento della web tax, dopo il primo passo compiuto con la ‘manovrina’ di aprile.

(di Serenella Mattera e Silvia Gasparetto/ANSA)

Lascia un commento