Bolivia: i vescovi contro la riforma per la rielezione indefinita

Da sinistra a destra: Hugo Chávez, Fidel Castro e Evo Morales.
Hugo Chávez, Fidel Castro e Evo Morales.

 

LA PAZ. – La Conferenza Episcopale boliviana ha criticato in termini molto duri la Corte Costituzionale del paese latinoamericano, accusandola di aver causato “un grave danno alla democrazia” per aver accettato di esaminare un ricorso presentato dal partito del presidente Evo Morales, perché dichiari incostituzionali le norme che vietano la rielezione indefinita dei dirigenti politici.

“Ci uniamo alle numerose voci che nella nostra società hanno respinto questo atto di sottomissione agli interessi del potere politico da parte delle più alte istanze giudiziarie”, hanno dichiarato i vescovi boliviani in un comunicato.

Morales è stato eletto presidente per la prima volta nel dicembre del 2005, ed è stato rieletto due volte (nel 2009 e nel 2014), per cui non potrà candidarsi nel 2019 secondo la Costituzione attuale, approvata nel 2009, dopo una riforma promossa dal suo stesso governo.

Venerdì scorso, la Corte Costituzionale ha accettato di esaminare una richiesta presentata dal partito di governo, per dichiarare incostituzionali gli articoli che limitano il numero di mandati consecutivi per gli incarichi elettivi, sostenendo che ledono il diritto di tutti i cittadini a candidarsi.

L’iniziativa, sottolineano i vescovi cattolici, “costituisce un grave danno per la democrazia, giacché disconosce la volontà popolare, così come è stata espressa nel referendum del 21 febbraio 2016”, in cui la riforma costituzionale promossa dal partito di governo è stata respinta dagli elettori.

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