Al via il conto alla rovescia per i referendum sull’autonomia, polemiche e veleni

Referendum autonomia, polemiche e veleni
Referendum autonomia, polemiche e veleni

 

 

ROMA. – Alleati spaccati, polemiche bipartisan e nella società civile: a poco più di due settimane dal voto il referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto, sull’onda dei fatti di Catalogna, entra nel vivo del dibattito politico e non solo, preannunciando un esito al momento tutt’altro che scontato. Anche perché il fronte del Sì sembra dividere partiti e alleanze. E’ il caso del centrodestra che vede la Lega in trincea per il Sì, a cominciare dal governatore lombardo Roberto Maroni e gli alleati di Fdi fermi, invece, sul No.

“Non mi sono chiare le finalità della consultazione”, spiega la leader di Fdi Giorgia Meloni avvertendo: “l’unità nazionale non va messa in discussione”. Parole che rischiano di allargare le maglie del blocco di destra Lega-Fdi tanto che in Toscana il Carroccio arriva a mettere in dubbio l’alleanza con Fdi alla prossime amministrative. E non è un caso che l’ex ministro Ignazio La Russa intervenga per cercare di placare gli animi: “nessun problema con la Lega. Eravamo alleati con la Lega di Bossi…”, precisa il deputato Fdi.

Eppure il voto del 22 ottobre crea alleanze e “ammiccamenti” inediti. Come quello tra Lega e Udc, che con il presidente Antonio De Poli sarà in tour in Veneto per spiegare le ragioni del Sì. O come quelli tra la Lega stessa, il M5S e il Pd, tutti e tre a favore del Sì ma con “diversa intensità” e con i Dem che, a dispetto dell’impegno di Giorgio Gori, non sembrano voler scaldare la campagna.

Chi rischia di spaccarsi è invece Ap. “Il referendum sulla Lombardia e sul Veneto indetto da Maroni e da Zaia è una farsa”, è la stoccata lanciata in mattinata da Fabrizio Cicchitto al quale risponde a muso duro il coordinatore centrista in Lombardia, Alessandro Colucci: “noi siamo per il Sì al fianco di Maroni, no ad equivoci”. Un no netto arriva invece da Massimo D’Alema che, a Venezia, bolla la consultazione come “dispendiosa e inutile”.

E non a favore del Sì appare la posizione della Chiesa. I Gesuiti, ad esempio, nella rivista Aggiornamenti Sociali, sottolineano l’indeterminatezza del quesito e, di fatto, la sua inutilità. “”Quali risultati possiamo attenderci dai referendum consultivi? Quale autonomia ne risulterebbe per la Lombardia e il Veneto? Purtroppo la lettura dei quesiti referendari non fornisce molte indicazioni”, osserva la rivista.

Ad approfondire gli effetti del quesito è il Servizio Studi del Senato che ricorda come il referendum non sia vincolante, non sia previsto dall’art.116 della Carta e sia a discrezione delle Regioni. Certo, si tratta di un voto che non viola la Costituzione (che prevede “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia”) ma una vittoria del Sì farebbe solo da apripista ad un lungo iter che prevede l’intesa governo-Regioni e un ddl, da approvare a maggioranza assoluta, che la recepisca. Limitato anche lo spettro di materie sui quali aumenta l’autonomia. Ma tra queste ne figura una centrale: il trattenimento – attraverso il taglio del residuo fiscale – da parte della Regione di una quota maggiore di risorse.

(di Michele Esposito/ANSA)