Renzi apre a sinistra: “Gli avversari non sono gli ex Dem”

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Renzi e Pisapia
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Renzi e Pisapia

ROMA. – Matteo Renzi abbandona l’autosufficienza del Pd e per la prima volta, alla luce del Rosatellum, apre agli ex dem e ad “una coalizione larga” per la sfida contro il centrodestra e M5S alle elezioni. “I nostri avversari non sono quelli che se ne sono andati da qui”, apre il leader Pd in una direzione che, cosa rara, sancisce l’unità del partito sulla legge elettorale. Ma, nonostante la tenuta in commissione, la strada per il Rosatellum 2.0 è tutt’altro che in discesa con le forche caudine dei voti segreti in Aula e per questo tra i renziani gira l’ipotesi di mettere il voto di fiducia per approvare la prossima settimana la legge e dare di fatto il via libera alla campagna elettorale. Il segretario dem, pur tenendosi distaccato dal dibattito, si è convinto che l’ultimo modello di riforma elettorale “ha elementi di forza sul Consultellum” e faciliterebbe il ruolo del Pd come “baricentro di una coalizione più ampia”. Anche se nell’intervento in direzione l’ex premier è attento a stare sui temi e sulle parole d’ordine della campagna elettorale, dall’Ue ai risultati del governo fino all’intenzione di aumentare gli 80 euro, Renzi abbraccia il Rosatellum e ottiene un voto unanime della direzione. Sia Andrea Orlando sia Dario Franceschini, infatti, trovano conferma della bontà del pressing effettuato nei mesi scorsi per un’apertura alla coalizione di centrosinistra. Ma, oltre alla volontà di unire il Pd in vista del voto – “superiamo le divisioni tra noi, sono il primo a farmene carico” – l’ex leader Pd non vuole lasciare campo libero all’alleanza di centrodestra. E ha ben presente che il Rosatellum mette in difficoltà chi rifiuta intese elettorali, come M5S. “Gli altri sono più in difficoltà di noi, M5s è in calo da dopo le amministrative” dice Renzi per chiarire che la sfida è aperta. Se passerà il Rosatellum, il Pd lavorerà per costruire l’alleanza visto che, nella parte con i collegi, va dichiarata prima del voto. Il segretario dem immagina un’intesa con il “Pd baricentro” e, a destra, un movimento di centristi, magari con Carlo Calenda, e, a sinistra, Campo Progressista di Giuliano Pisapia se torna sulla via di Damasco. Quanto agli ex Pd, ora Mdp, Renzi non vuole dare l’impressione di essere lui a chiudere le porte a Bersani e a D’Alema. Certo, chiarisce il fedelissimo Andrea Marcucci, “le alleanze si fanno con chi sarà d’accordo con il programma”. E le prime risposte degli ex democratici, contrarissimi al Rosatellum, non sono incoraggianti. “L’approvazione di una legge elettorale sbagliata acuirebbe le divisioni nel campo del centrosinistra e finirebbe con l’agevolare l’affermazione della destra”, sancisce il bersaniano Alfredo D’Attorre. Ma, come avverte Ettore Rosato, la riforma elettorale è lontana dall’essere stata messa in banca. “Sul testo si è trovato un equilibrio delicato, dobbiamo stare molto attenti ai voti segreti”, è la preoccupazione del capogruppo che chiude indirettamente a chi, come Gianni Cuperlo, propone di inserire il voto disgiunto per venire incontro a Mdp. Proprio per evitare che i franchi tiratori ammazzino il Rosatellum nel voto segreto, tra i renziani si valuta l’ipotesi della fiducia. Una mossa ardita sia perchè Fi e Lega dovrebbero votare la fiducia sia perchè la precedente fiducia sull’Italicum attirò molte critiche. Ma certo un modo per blindare la legge anche perchè, chiarisce Renzi, “o Consultellum o Rosatellum: tertium non datur”.

(Di Cristina Ferrulli/ANSA)

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