Catalogna: il vento della secessione ha già bruciato 20 miliardi

Catalogna
Catalogna: Barcellona, in piazza dimostranti per il dialogo. (ANSA/AP Photo/Emilio Morenatti)
Catalogna: Barcellona, in piazza dimostranti per il dialogo. (ANSA/AP Photo/Emilio Morenatti)

MILANO. – L’indipendenza per ora solo minacciata da Barcellona è già costata in una sola settimana 20 miliardi di euro. E’ il conto pagato dalla Borsa di Madrid in 5 sedute dopo il referendum di domenica scorsa per la separazione della Catalogna dal resto del Paese.

Si aggiunge un rialzo dello spread dei Bonos sui Bund tedeschi di quasi 11 punti (dai 113 del 29 settembre ai 123,9 punti di ieri), con il rendimento dei titoli passato dall’1,59 all’1,69%. In 5 giorni l’indice Ibex 35, che aveva chiuso a 10.381 punti il venerdì prima del voto, ha perso, tra alti e bassi, l’1,88%, mentre l’intera capitalizzazione di ‘Plaza de la Lealtad’ è scesa da 1.050 a 1.030 miliardi.

Ma il conto della fuga in avanti di Barcellona non si ferma qui. Sono 9 infatti le imprese, attive nei diversi settori, dal credito alle biotecnologie, che hanno annunciato il loro addio alla Catalogna. Le prime sono state Banco Sabadell (-6,25% in Borsa dal 29 settembre) e CaixaBank (-3,77%), pronte a traslocare la sede centrale rispettivamente ad Alicante e a Valencia. Poi c’è Gas Natural (-2,29%), che ha deciso il trasferimento del quartier generale a Madrid, mentre la finanziaria Criteria Caixa è in procinto di stabilirsi a Palma di Maiorca.

Sul punto di lasciare anche la casa vinicola Codorniu, specializzata nelle ‘bollicine’, che ha riempito gli scatoloni ma spera ancora di non dover lasciare la Catalogna. Lo farà invece il produttore di cosmetici Naturhouse, che lo scorso 1 agosto aveva indicato “motivi operativi” per la decisione, mentre sono prossimi all’addio il tecnologico Service Point Solutions, che si istallerà a Madrid, così come il gruppo tessile Dogi International Fabrics ed il biotecnologico Oryzon Genomics, il cui presidente Carlos Buesa definisce come “fondamentale” una “appartenenza inequivocabile allo spazio comune europeo per mantenere il dialogo con i differenti organismi regolatori”.

Ha già deciso il trasferimento a Madrid anche il fornitore d’acqua della capitale catalana, la Sociedad General Aguas de Barcelona. Con la Catalogna, invece, sarebbe la Spagna a perdere un pezzo importante della propria industria automobilistica, seconda in Europa solo a quella tedesca. La Seat, un tempo controllata da Fiat e poi passata a Volkswagen, ha sede e stabilimenti a Martorell (Barcellona), poco distante dalla Nissan (Renault). Il resto della produzione è invece distribuito tra i Paesi Baschi, a Pamplona (Volkswagen) e Vitoria (Daimler), la Regione di Valencia (Ford), in provincia di Saragozza (Opel, ora gruppo Psa), la Galizia (Psa) e Palencia (Renault) in terra di Castiglia.

(di Paolo Verdura/ANSA)

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