Pisapia va avanti: “Nè stampella Pd nè cartello della sinistra”

Intesa a sinistra, Pisapia leader per alternativa a Pd
Pisapia leader per alternativa a Pd.

 

 

ROMA. – Il giorno dopo la rottura con Mdp, Giuliano Pisapia non molla e, dopo una serie di incontri con i suoi, decide di andare avanti per la sua terza via, “nè stampella del Pd nè cartello elettorale di sinistra” destinato, a suo avviso, al fallimento. Strade separate ormai da Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema che mollano gli ormeggi e aprono a Sinistra Italiana e a Possibile per costruire il quarto polo elettorale.

“Di un partitino al 3% neanche noi sappiamo che farcene, non vorrei che alla fine sia Cp a prendere il 3”, mostra i muscoli Massimo D’Alema mentre il Pd aspetta di capire se il Rosatellum andrà in porto per provare a convincere Pisapia a entrare in coalizione con i dem.

Anche se non volano gli stracci a sinistra del Pd, le strade tra gli ex dem e Campo Progressista si biforcano anche se non ancora nel gruppo parlamentare. D’Alema sostiene “con l’ex sindaco di Milano “ci rivedremo”. Ma il fair play non nasconde le differenze di fondo tra chi, come Mdp, vuole riunire la sinistra “alternativa” a Matteo Renzi. E chi, come Pisapia, teme la riedizione della sinistra Arcobaleno, “il solito cartello – dice il braccio destro dell’ex sindaco, Alessandro Capelli – che regolarmente nasce a pochi mesi dalle elezioni e poi si sfascia dopo aver eletto qualche dirigente o portavoce”.

Divergenze, scandite negli ultimi mesi da polemiche e fraintendimenti, che avevano spinto Pisapia anche a pensare di fare lui, oltre a chiederlo a D’Alema, “un passo di lato”. Ma dopo una serie di incontri e contatti a vari livelli, dopo aver sentito parlamentari, sindaci e associazioni, il leader Cp ha deciso di non ritirarsi e di andare avanti nel progetto di un centrosinistra che riporti al voto chi non si riconosce più nell’offerta attuale.

Gira pagina anche Roberto Speranza: “Ora conta costruire una piattaforma progressista alternativa al Pd di Renzi con tutte le forze che ci stanno”, spiega il coordinatore Mdp che ha avuto un lungo colloquio con il segretario SI Nicola Fratoianni per organizzare il percorso che dovrebbe portare all’assemblea costituente del 19 novembre.

Ma c’è una variabile fondamentale che i partiti stanno aspettando per decidere le mosse: la legge elettorale. Domani il Rosatellum 2.0 arriva in aula e affronta le forche caudine dei voti segreti. Se il patto tra i partiti e dentro i partiti reggerà – i timori sono tutti alla Camera visto che al Senato non ci sono i voti segreti -, la riforma elettorale spingerà nella parte maggioritaria a creare coalizioni nei collegi.

All’esito del Rosatellum guarda Matteo Renzi dopo la prima apertura a sinistra. “E’ chiaro che la rottura tra Mdp e Pisapia ha indebolito il progetto che ora sembra una ridotta identitaria”, è la soddisfazione al vertice del Nazareno, che ha sempre corteggiato l’ex sindaco di Milano ma ora è attento a non tirarlo per la giacca.

Alcuni contatti tra gli sherpa sono cominciati ma prima degli appelli all’unità del centrosinistra riformista bisognerà aspettare qualche giorno. E la prima occasione, se il Rosatellum venerdì sarà approvato, sarà la festa per i 10 anni del Pd che vedrà sul palco, oltre a Renzi, tutti gli ex segretari. Tranne Pierluigi Bersani.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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