Corruzione: 566 casi nel 2017, Italia arranca ancora

Corruzione: 566 casi nel 2017, Italia arranca ancora
Corruzione: 566 casi nel 2017, Italia arranca ancora

 

ROMA. – Contro la corruzione e i reati connessi, l’Italia ha messo in campo negli ultimi anni buone leggi la cui applicazione, però, sul piano repressivo e sanzionatorio, ancora arranca. Un deficit palese si riscontra inoltre nella regolamentazione delle lobby e nelle tutele per i cosiddetti whistleblower, cioè chi segnala i casi di corruzione.

A indicare luci e ombre è Transparency in un report, che assegna specifici punteggi alle azioni di contrasto messe in atto. Questi risultati si aggiungono alla classifica che l’associazione stila annualmente sul tasso di corruzione paese per paese: l’ultima è quella di gennaio e vede l’Italia al 60/ma, pur avendo scalato 12 posizioni rispetto all’anno precedente.

Ora Transparency ha voluto effettuare anche una valutazione della normativa e nel 2017 ha censito 566 i casi di corruzione in Italia riportati dai media: per 439 le indagini sono in corso, 27 hanno visto sentenze di assoluzione, 76 di condanna, 8 di patteggiamento mentre in 10 è intervenuta la prescrizione.

Spaccato in due il quadro della lotta alla corruzione: da una parte un apparato legislativo che con 62 punti su 100 risulta sufficiente, dall’altra un’applicazione pratica e una capacità sanzionatoria e repressiva delle istituzioni che raggiunge un punteggio di 45/100, e scende a 25 sul whistleblowing e a 29 sulle lobby.

“Più volte – ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando – ho segnalato il tema delle lobby. Se non si disciplina il modo in cui la politica si relazione con il privato, si apre una spazio interpretativo anche per la magistratura. Questo tema va affrontato, ma non dal punto di vista governativo: il tema è trasversale”.

Anche il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, chiede interventi, pur invitando a non cadere nello “sfascismo, perché le inchieste sono sì il sintomo di un male, ma anche un segno della reazione delle istituzioni”.

Sul whistleblowing un testo in discussione alla Camera c’è e l’auspicio è che “lo si approvi”, ma “non bisogna fare una legge tanto per farla, serve un buon testo”. Ancora più netto il richiamo sulla regolamentazione dell’attività di lobby, su cui nel tempo “è stata una quantità di proposte che non hanno finora mai portato neppure ad avviare una discussione”, mentre è urgente “una norma”.

Il presidente dell’Anac ha anche evocato un’altra, importante lacuna: l’assenza di “una legislazione seria sulla trasparenza dei finanziamenti ai partiti” che oggi avviene attraverso fondazioni e associazioni. “Al di là delle norme – è stato il suo appello – auspico la massima trasparenza nella prossima campagna elettorale”.

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