Su Rosatellum fiducia al Senato. Renzi contro la piazza

Un momento della manifestazione di protesta del M5S davanti Montecitorio contro la fiducia posta dal Governo alla Camera sulla legge elettorale Rosatellum, 11 ottobre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI
Un momento della manifestazione di protesta del M5S davanti Montecitorio contro la fiducia posta dal Governo alla Camera sulla legge elettorale Rosatellum, 11 ottobre 2017. ANSA/ANGELO CARCONI

ROMA. – I primi due voti di fiducia alla Camera sono filati lisci, come previsto, con una tensione più di riflesso dalle manifestazioni di piazza che per il pathos del voto. L’unico momento di cardiopalma si avrà, forse già domani sera o venerdì mattina sul voto finale, che sarà a scrutinio segreto. Anche se dalla maggioranza ostentano sicurezza, al momento si sospettano una settantina di franchi tiratori e si spera che il numero non cresca.

Ed è per accelerare e blindare l’iter del Rosatellum prima della legge di bilancio che si va verso la fiducia anche a Palazzo Madama. La stretta in Aula e la “battaglia” delle piazze contro il Rosatellum e la decisione del governo di mettere la fiducia coincide con il ritorno sulla scena pubblica, dopo alcune settimane, di Matteo Renzi.

Il leader dem, pur non esprimendo entusiasmo alle stelle per questa riforma, “è un po’ meglio del Consultellum”, difende la decisione del premier Paolo Gentiloni che anche lui fece per l’Italicum. E attacca direttamente la piazza grillina e, velatamente, anche quella della sinistra che ha allargato ancor più il suo solco dal Pd. “Stanno difendendo – sostiene – la legge elettorale contro la quale erano scesi in piazza due anni fa!”.

Ma prima di dare fuoco alle polveri della campagna elettorale, la maggioranza deve mettere in porto il Rosatellum. Sul voto finale si concentra il lavoro diplomatico per evitare che i malpancisti sia dentro il Pd sia dentro Fi si sommino nel voto segreto. “Difficile che con un colpo solo si riesca ad affossare la legge”, prevedono anche dall’opposizione.

Poi l’idea sarebbe di portare la legge in Aula al Senato prima dell’approdo in aula, verso il 25, della legge di bilancio. E di blindarla con la fiducia. “Non è vero che al Senato non ci possono essere voti segreti, basti pensare a emendamenti sulle minoranza linguistiche”, spiegano fonti di maggioranza. A Palazzo Madama, si ragiona, la fiducia passerebbe con il non voto di Forza Italia per bilanciare il voto contrario di Mdp.

A quel punto si alzerà di fatto il sipario sulla campagna elettorale. E le piazze di oggi sono per Renzi solo l’anticipo della battaglia contro il Pd che si consumerà nei prossimi mesi. L’ex premier ha già scelto le parole d’ordine: il Pd, che sarà “un rassemblement di forze” proprio grazie al Rosatellum, è “l’unica sinistra” e chi, dice colpendo gli ex dem, “continua a sparare contro il Pd indebolisce l’argine ai populismi, a M5S e Berlusconi-Salvini”. Parole che non seguono il percorso di quelle di apertura usate nell’ultima direzione Dem verso Mdp e che chiamano al voto utile.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)