Legge elettorale: Pd-Fi, ora corsa in Senato. Stop da M5s-Mdp

I banchi del M5s in aula della Camera. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
I banchi del M5s in aula della Camera.
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

 

ROMA. – E’ ad alta velocità il treno su cui la coalizione che ha sostenuto il Rosatellum 2.0 alla Camera vorrebbe far viaggiare la legge in Senato. Si parla infatti, specie in Forza Italia, di una approvazione in un paio di settimane, anche se i partiti che invece si sono opposti hanno intenzione come minimo di rallentare la corsa, se non proprio di far finire su un binario morto la legge, grazie a una modifica da inserire a Palazzo Madama.

Il partito più convinto sembra essere Forza Italia che, con Renato Brunetta, Deborah Bergamini e Francesco Giro insiste sulla bontà del Rosatellum 2.0, mentre Annagrazia Calabria sottolinea il ruolo propulsivo avuto da Fi, ruolo che potrà ripetersi in Senato. Sì perché gli “azzurri” parlano esplicitamente di una approvazione definitiva entro la fine di ottobre, cioè in due settimane.

Anche il presidente della Commissione Affari costituzionali del Senato, Salvatore Torrisi (Ap) si dice pronto a far lavorare celermente la Commissione. Se la Conferenza dei capigruppo, convocata martedì alle 13, dovesse decidere di portare in Aula il Rosatellum alla fine della settimana o il lunedì della successiva, il passaggio in Commissione sarebbe un lampo.

Più prudente, non sui tempi in Senato ma nei commenti, il Pd. Il vicesegretario Maurizio Martina ha parlato di “passaggio importante” alla Camera. Tra i Dem brucia la bocciatura del testo da parte di Romano Prodi e Arturo Parisi, che chiedevano una legge più maggioritaria. Nessuno ha polemizzato con i “padri nobili” però Martina ha osservato: “La legge approvata non è la migliore ma è l’unica possibile in questo momento con questo Parlamento. Segna indiscutibilmente per noi un passo avanti importante rispetto allo stato attuale della situazione” vale a dire il proporzionale della legge attuale.

Dall’altra parte ci sono M5s, Mdp e Si, pronti a stendersi sui binari e fermare il convoglio. Luigi Di Maio ha promesso di “continuare la battaglia” anche in Senato, mentre Loredana De Petris, inventrice dell’ostruzionismo a suon di emendamenti (6.000 sulla riforma costituzionale), ammonisce a non mettere la fiducia anche a Palazzo Madama.

Alfredo d’Attorre ha poi sollevato un altro problema: c’è un errore materiale nel testo, che la Presidenza della Camera, come avviene in casi simili, sta correggendo nell’ambito del coordinamento formale del testo, di cui ha ricevuto mandato in Aula. D’Attorre sostiene che l’errore non è formale e va corretto in Senato, il che richiederebbe una terza lettura alla Camera. Si può prevedere quindi a Palazzo Madama una bagarre già su questo punto.

In Mdp, il partito più danneggiato insieme a Sinistra Italiana dai collegi uninominali, c’è la convinzione che se la legge non fosse approvata prima delle elezioni siciliane del 5 novembre, potrebbe saltare l’accordo tra Pd, Ap, Fi e Lega. Per questo una terza lettura alla Camera, foss’anche per una modifica minima del testo apportata in Senato, aprirebbe degli spiragli per lo schieramento che si oppone al Rosatellum.

(di Giovanni Innamorati/ANSA)

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