Esperto: “Falla Wi-Fi preoccupa, agisce in silenzio”

Falla Wi-Fi preoccupa
Falla Wi-Fi preoccupa.

ROMA. – La scoperta di questa falla nel Wi-Fi “è preoccupante” perché “agisce in silenzio”, potrebbe essere “un’arma da usare in una cyber-guerra”. E’ questo il parere di Andrea Zapparoli Manzoni, esperto di sicurezza, riguardo la scoperta di una vulnerabilità nel protocollo WPA2 (WiFi Protected Access II) delle connessioni Wi-Fi.

“Il consiglio per difendersi – aggiunge – è di usare una rete virtuale VPN, un software che cifra i propri dati”. “Una vulnerabilità di questo tipo possono sfruttarla tutti, può essere un’arma usata nella cyber-guerra, ovunque si trasmettono con il Wi-Fi dati sensibili – sottolinea Zapparoli Manzoni -. Quest’arma è già o lo sarà a breve negli arsenali di chi fa attacchi per conto di uno Stato o di un governo. E chissà se è già successo, nessuno lo può sapere”.

 

L’esperto spiega che il protocollo WPA2 esiste da anni e tecniche per entrare nel Wi-fi già ci sono, “ma questa è più ‘pulita’, meno evidente, non dà segnali e non mette il bersaglio sull’avviso. Una conoscenza di questo tipo se ingegnerizzata consente di essere sfruttata su miliardi di dispositivi”. “Dimostra ancora una volta – aggiunge – che l’Internet delle cose e tutti gli oggetti collegati alla rete sono progettati male e venduti come caramelle”.

Per difendersi da questa falla non basta aggiornare i dispositivi con le ‘patch’ che le aziende stanno mettendo a punto, perché “ci sono miliardi di router vecchi o prodotti da società non importanti, in giro per il mondo nei luoghi pubblici o negli uffici, che non saranno mai aggiornati, c’è un problema enorme di costi”, sottolinea l’esperto.

Come difendersi? “L’unica cosa che si può fare – spiega – è usare una rete VPN, un software che crea un tunnel e cifra i propri dati in entrata e in uscita. Così se qualcuno si associa al proprio ‘access point’ vede solo dati cifrati”. Inoltre, aggiunge l’esperto, quando si installa una rete Wi-Fi bisogna affidarsi ad una persona competente, comprare dispositivi di marca, preferire prodotti sicuri.

C’è un problema culturale enorme da parte dei consumatori che vogliono oggetti belli, che costino poco, senza valutare la sicurezza. Bisognerebbe – conclude – anche ripensare al modello di business del settore tecnologico che deve rendere più semplici gli aggiornamenti. Invece questo non accade: gli oggetti devono costare poco ed essere buttati dopo poco tempo, come fossero frullatori. E questo genera dei problemi enormi”.

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