Il blitz di Renzi contro Bankitalia spiazza il governo. L’ira del Colle

Il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco (S) e Matteo Renzi, durante la cerimonia degli auguri di Natale al Quirinale, Roma 16 dicembre 2013. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco (S) e Matteo Renzi, durante la cerimonia degli auguri di Natale al Quirinale, Roma 16 dicembre 2013. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

 

 

ROMA. – Un blitz all’insaputa del governo per mettere agli atti che il Pd non pagherà in campagna elettorale, e nelle urne, il prezzo di “errori” non suoi, ma di Bankitalia, nella vigilanza sulle crisi bancarie. E che fa deflagrare un braccio di ferro, tenuto sotto traccia per mesi, tra Matteo Renzi e il Quirinale sulla riconferma di Ignazio Visco alla guida di Palazzo Koch.

Nel governo e anche nella maggioranza c’è forte perplessità per la mossa del Pd che, di fatto, rimette in discussione un accordo che sembrava raggiunto in vista della scadenza di fine mese. Ma, a quanto si apprende da fonti parlamentari, non riuscirà a far cambiare idea al Capo dello Stato, descritto come molto contrariato per il metodo usato. Fino a ieri sera, a quanto si apprende, nè il premier Paolo Gentiloni nè il Quirinale era stati avvisati dell’iniziativa del Pd.

Da un paio di settimane sembrava che sulla riconferma del governatore di Bankitalia, fortemente voluta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il consenso del premier, il Pd non si sarebbe messo di traverso alla luce della necessità di garantire stabilità al sistema bancario alla vigilia della prossima fine di legislatura. Ma Matteo Renzi ha “scartato” e  sul treno insieme al capogruppo Pd Ettore Rosato, ha deciso di mettere nero su bianco, nella mozione, le colpe di Bankitalia perchè, come ha scritto anche nel suo libro, “fu nostro errore affidarci quasi totalmente alle considerazioni della Banca d’Italia”.

Il governo si è trovato in aula con il treno in corsa e, per dare il via libera alla mozione ed evitare uno scontro ancor più pesante, il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, d’intesa con Gentiloni, e dopo una serie di contatti con il Colle, ha dovuto chiedere in Aula una rimodulazione che smussasse gli attacchi alla gestione Visco. Ma il voto parlamentare è solo l’icerberg di una tensione che corre sul filo del telefono tra il Quirinale, Palazzo Chigi e il leader Pd.

Al Colle, si ragiona in ambienti parlamentari, la mossa dei dem viene considerata come una forzatura da parte di chi non conosce la grammatica costituzionale perchè, si osserva, il governatore di Bankitalia non è una questione solo di politica interna ma di assetti internazionali che coinvolgono in primis la Bce di Mario Draghi. “E’ tutto un non senso, si mette in discussione una scelta senza avere una candidatura alternativa”, è lo sfogo di molti attori istituzionali e anche dei vertici di Bankitalia.

In realtà, anche se il Quirinale sembra inamovibile nella volontà di confermare il governatore uscente, da sempre in sintonia con Draghi, nulla è comunque ancora deciso. La decisione finale spetta a Palazzo Chigi, che non ha ancora chiuso la pratica Bankitalia. E solo nei prossimi giorni si vedrà quale sarà l’esito del lavoro che si sta facendo a palazzo Chigi.

E cominciano a girare nomi di possibili candidati. Se la scelta dovesse ricadere su un interno di Palazzo Koch gira il nome di Fabio Panetta, che ha fatto molte battaglie a favore delle banche italiane anche in contrasto con gli organismi europei. Mentre, ma sembra l’ipotesi più remota vista la tradizione di Banca d’Italia, se si dovesse scegliere un profilo esterno girano i nomi di Ignazio Angeloni nel consiglio di vigilanza della Bce, quello dell’economista Lucrezia Reichlin che ha avuto un’esperienza in Bce ma anche in Unicredit e c’è anche chi accredita il nome del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, con un solido curriculum tecnico ma senza esperienze in banche centrali.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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