Intesa tra Gentiloni e Bonaccini, primo passo per l’autonomia dell’Emilila-Romagna

Maggiore autonomia all'Emilia-Romagna, a Palazzo Chigi la firma dei presidenti Gentiloni e Bonaccini.

 

Maggiore autonomia all’Emilia-Romagna, a Palazzo Chigi la firma dei presidenti Gentiloni e Bonaccini.

 

BOLOGNA. – Con l’intesa firmata tra il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il governatore Stefano Bonaccini, si è aperta ufficialmente la via emiliano-romagnola all’autonomia. A pochi giorni dai referendum consultivi in Lombardia e Veneto, preliminari ad un’analoga trattativa, Palazzo Chigi e Viale Aldo Moro hanno firmato una dichiarazione di intenti con la quale “a seguito della risoluzione adottata il 3 ottobre dal consiglio regionale dell’Emilia-Romagna al fine di ottenere forme e condizioni particolari di autonomia, il Governo e la Giunta regionale intendono dare corso a tale proposito”.

Soddisfatto il presidente Bonaccini: “La dichiarazione di intenti che abbiamo firmato è per noi motivo di grande orgoglio e dimostra la volontà del Governo di prendere sul serio la nostra richiesta”. Una richiesta che – ha sottolineato più volte – si inserisce all’interno del percorso previsto dall’articolo 116 della Costituzione che disciplina condizioni particolari di autonomia per le singole Regioni.

Per l’Emilia-Romagna sono quattro le aree strategiche su cui ridisegnare la distribuzione dei poteri: dal lavoro, all’internazionalizzazione delle imprese; dalla sanità, all’ambiente e alle infrastrutture. Il prossimo passaggio sarà l’apertura ufficiale della trattativa che, per diventare operativa, dopo l’accordo Governo-Regione dovrà diventare legge dello Stato approvata a maggioranza assoluta.

Un percorso complicato, tanto che che nessuna Regione è mai riuscita a portarlo a compimento. E con la scure di tempi stretti, anche alla luce delle scadenze istituzionali. “Non so quali saranno i tempi tecnici – spiega Bonaccini – la partita è grossa, ma le premesse, vista la velocità con cui siamo stati ricevuti, mi sembrano positive”.

E chissà che effetto avrà su questo dialogo il voto di domenica nelle due regioni vicine. Perché se in Emilia si cerca di tenere separati i due percorsi (“non ci interessa fare la corsa sugli altri”, ha ribadito il presidente ricordando più volte i costi delle consultazioni) sono in tanti dall’opposizione a parlare di un “Bonaccini che va di rincorsa”, come il leghista Pini, o come l’assessore lombardo Fava (incaricato da Maroni di coordinare il referendum) che parla dell’intesa emiliana come di un accordo che “vuole sminuire il voto lombardo”.

(di Roberto Anselmi/ANSA)

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