Gentiloni, pronti alla battaglia per la sede dell’Ema

Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha tenuto alla Camera le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

 

Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha tenuto alla Camera le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 19 e 20 ottobre. (Ufficio Stampa Palazzo Chigi)

 

ROMA. – “L’Italia è pronta alla battaglia per portare l’Ema a Milano”. Il premier Paolo Gentiloni lo assicura in aula alla Camera, consapevole che il tema sarà delicato al vertice europeo di domani dove si inizierà a tessere le alleanze, in vista della decisione del 20 novembre. Si tratterà di una “competizione non facile”, che metterà anche in chiaro se l’Ue “punta a mettere al primo posto i cittadini europei” oppure a continuare “a barcamenarsi tra le aspettative dei 27 diversi paesi”.

Nella due giorni di vertice si delineeranno le strategie dei 19 paesi che aspirano ad aggiudicarsi l’agenzia del farmaco e degli 8 che puntano invece all’autorità bancaria. E dall’Italia, oltre alla voce di Gentiloni, arriverà anche quella dell’ex premier Silvio Berlusconi che ha annunciato di volerne parlare personalmente con Angela Merkel che incontrerà alla riunione del Ppe. “Domani – ha detto – cercheremo la stretta finale perché l’Europa assegni a Milano un’istituzione importante come l’Ema”.

La Germania per la verità ha ben due candidate da sponsorizzare: Bonn per l’Ema e Francoforte per l’Eba. Ma la partita che Gentiloni si giocherà al vertice punterà tutta sui criteri di scelta, tecnici o politici. La valutazione tecnica, caldeggiata dall’Italia, fa balzare immediatamente Milano in pole position con una sede già pronta (il Pirellone), collegamenti e infrastrutture che permetterebbero agli 890 dipendenti dell’agenzia di non saltare neppure un giorno di lavoro. Per questo il sindaco di Milano Giuseppe Sala, ha invitato ad avere “coraggio e determinazione” su questa partita.

Ma c’è un fronte di paesi europei, in particolare il blocco dell’est, che vorrebbero invece un criterio politico di riequilibrio geografico tra i paesi che hanno già agenzie europee (Italia compresa) e quelli che non ce l’hanno. Il punto, per il premier, è cosa vogliamo dalla Ue: “non il barcamenarsi tra le aspettative di 27-28 paesi diversi, ma il mettere al primo posto l’interesse dei cittadini europei. A loro bisogna pensare, non alla sopravvivenza di equilibri esistenti”.

Del resto, proprio per il futuro dell’Ue, secondo Gentiloni, i prossimi 15 mesi saranno “fondamentali”. Si capirà se l’Unione sarà in grado di cogliere alcune “opportunità” oppure no. A cominciare da uno dei temi più cari all’Italia: la crescita. “Deve essere chiaro – ha detto – che sulla grande discussione di come un maggiore impegno europeo” debba diventare “un impegno anche per l’Europa della crescita e del lavoro, i passi in avanti sono tutti da fare e il confronto europeo tra posizioni diverse resta aperto. Si tratta di un capitolo fondamentale”.

Stesso discorso sull’immigrazione: “l’Italia si presenta al dibattito come un paese orgoglioso di poter dare il buon esempio e mostrare i risultati di quello che abbiamo portato avanti. Un orgoglio che ci consente di essere molto esigenti verso altri paesi dell’Ue” dice il premier. Che incassa i ‘complimenti’ del presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, che ha tenuto ha sottolineare come “il governo italiano, sotto la sua leadership, ha cominciato a bloccare in modo efficace gli alti flussi. E ricordato che grazie all’Italia il numero dei morti in mare “è finalmente iniziato a diminuire”.

(di Paola Tamborlini/ANSA)