Berlusconi al fianco di Maroni: “Referendum in tutte le regioni”

Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (d) e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi (d) e il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

 

 

MILANO. – Non solo Silvio Berlusconi è a favore del sì al referendum per l’autonomia che si terrà in Lombardia e in Veneto il 22 ottobre, ma è pronto a proporlo “per tutte le Regioni italiane, spostando la competenza di 11 materie dal centro alla sede giusta, quella regionale”.

Dopo il messaggio video di sabato scorso, il Cavaliere è sceso in campo in prima persona con una conferenza stampa al Piccolo teatro di Milano insieme al governatore della Lombardia Roberto Maroni, che ha sempre lavorato come pontiere fra il leader di Forza Italia e il segretario della Lega Matteo Salvini.

D’altronde se il referendum sarà domenica prossima (e Maroni spera in un’affluenza almeno del 34% come nel voto sulla riforma del titolo V del 2001), l’orizzonte politico è più lontano e guarda alle elezioni regionali e politiche di primavera. È in quest’ottica che il centrodestra sembra ricompattarsi.

“Non c’è mai stato motivo di distacco fra noi, la Lega e Fratelli d’Italia”, ha assicurato Berlusconi, dato che tutti sanno che solo insieme si può vincere sconfiggendo il pericolo dei 5Stelle, partito “pauperista e giustizialista”. A conferma di questo, l’ex premier ha annunciato un incontro sul programma per la settimana prossima con Salvini.

E questa volta il segretario del Carroccio ha confermato dicendo che cercherà di vederlo venerdì, al ritorno da Strasburgo. Un incontro che probabilmente non si svolgerà ad Arcore per non rivangare accordi del passato.

“L’unico punto di differenza che si era appalesato – ha sottolineato il leader di Forza Italia – ha riguardato l’euro. Salvini era convinto di chiedere indietro tutta la sovranità monetaria. La settimana prossima gli chiederò se è vero che lui ha via via cambiato posizione, rendendosi conto delle difficoltà che avremmo a uscire dall’area euro”.

Il progetto del federalismo è un punto in comune contro il “centralismo” di fondo della sinistra. Sinistra che con la mozione del Pd sulla Banca d’Italia ha dimostrato non solo di “voler occupare tutti i posti di potere subito dopo le elezioni ma anche prima”. E’ uno dei pochi momenti in cui il fondatore di Forza Italia ha usato l’ironia anche perché ha detto di aver “promesso di non fare battute”.

Del film di Paolo Sorrentino su di lui, si è limitato a commentare che, nonostante “strane voci” si augura non sia “un’aggressione politica”, mentre ha strappato una risata alla domanda se voterà al referendum. “Ho posto la domanda ai miei avvocati, perché ho spostato la residenza a Roma. Spero di sì”, ha detto, provando il sistema di voto elettronico che si utilizzerà in Lombardia.

Un sistema che vorrebbe utilizzare anche a livello nazionale con la speranza che “elimini la professionalità dei brogli elettorali di certe forze politiche”. Anche se ha detto di capire la sfiducia nel voto degli elettori, che vedono i parlamentari cambiare casacca, ha chiesto di andare alle urne, non solo per il referendum, ma anche per le politiche dove esclude che ci sarà alla fine una coalizione del Pd.

Sul risultato è ottimista. “Vedo buoni segnali, sento un’aria di grande simpatia nei miei confronti, maggiore di quella che ho mai sentito in passato. Stavolta lo dico – ha concluso -: arriveremo al 25-30%. Sono sicuro di non sbagliare”.

(di Bianca Maria Manfredi/ANSA)

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