Bankitalia, Gentiloni: “Garantirò l’autonomia”. Ma Renzi non molla

Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il Ministro dell'economia e finanze, Pier Carlo Padoan, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio dei Ministri n. 51.(Ufficio Stampa Quirinale)
Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il Ministro dell’economia e finanze, Pier Carlo Padoan.(Ufficio Stampa Quirinale)

 

TERMOLI.- L’unico criterio che Paolo Gentiloni seguirà nell’indicare il nome del nuovo governatore sarà la “salvaguardia dell’autonomia” della Banca d’Italia. Al terzo giorno di scontro politico-istituzionale, è con una nota di Palazzo Chigi che il presidente del Consiglio rompe il suo silenzio e prova a smorzare la miccia innescata dal Pd.

Ma la tensione su una eventuale riconferma di Ignazio Visco a Palazzo Koch resta alle stelle. Silvio Berlusconi da un lato denuncia la voglia del Pd di “occupare la poltrona”, dall’altro attacca la vigilanza di Bankitalia vedendo omissioni nei controlli.

E Matteo Renzi, pur garantendo “appoggio totale” al premier chiunque scelga, attacca ancora: “Non faccio nomi, la riconferma di Visco non sarebbe una mia sconfitta. Ma sto dalla parte dei risparmiatori e dei loro diritti, non del galateo istituzionale. Mi aspetto che la commissione d’inchiesta sulle banche ci riservi sorpresine”.

Il segretario Pd suscita però l’irritazione di Romano Prodi, che finora aveva evitato di commentare la vicenda, quando nega ogni sua ingerenza e traccia un parallelismo tra la mozione Pd su Visco e quello che “diceva Prodi nel 2005 su Fazio”.

A stretto giro arriva la replica del Professore: il paragone di Renzi è un tentativo “maldestro di ricercare precedenti alla improvvida mozione del Pd” perché, spiega Prodi, “il mio intervento di allora mirava ad accelerare la legge sul risparmio che conteneva il giusto passaggio della carica di Governatore da carica a vita a carica con scadenza”.

Gentiloni dovrebbe indicare a Mattarella il nome da lui proposto alla guida di Bankitalia la prossima settimana. Ma prima prova a svelenire il clima, confermando “piena fiducia” in Maria Elena Boschi, che secondo alcune ricostruzioni non lo avrebbe informato per tempo della mozione Pd per chiedere discontinuità alla guida dell’istituto.

Anche Renzi nega frizioni con il premier: “Tutto bene”, dice a chi lo interpella a bordo del treno Dem, con cui in giornata fa tappa in Abruzzo e Molise. In tv il leader Pd aggiunge: “Le nostre telefonate sono costanti, tutti sapevano tutto: mi ha chiesto di cambiare il testo e ho detto di sì”.

Ma fa capire che sulla vigilanza bancaria non intende mollare la presa. Anzi. “Continueremo a discutere: vedremo in Consiglio dei ministri tra qualche giorno quale decisione verrà presa”, afferma il ministro Luca Lotti. Ma il “ring” politico è già la commissione d’inchiesta sulle banche, che a novembre dovrebbe audire Visco. Un campo minato che vede M5s, Fdi e anche Zanetti, attaccare il presidente Pier Ferdinando Casini per aver ricevuto informalmente il governatore.

Il Pd, con Matteo Orfini, chiede che l’audizione di Visco avvenga più in là, dopo aver acquisito le carte sulle banche venete (primo oggetto d’indagine). Non per timore di ripercussioni politiche sul voto siciliano, assicurano i renziani. Ma perché l’intento è incalzare tutti gli auditi, Visco incluso.

“Non ho nessuno scheletro nell’armadio – assicura Renzi – Banca Etruria andava avanti da anni…”. E ancora: “Non capisco questo putiferio. Il principio che ‘chi ha sbagliato paghi’ sulle banche non può dividere il Pd: la sinistra sta con i risparmiatori, non con i salotti buoni”, replica ai tanti Dem, da Veltroni a Zanda, che hanno espresso dissenso.

Ma la tensione resta alta nel partito: Andrea Orlando bolla la mozione del Pd come “inopportuna”, il lettiano Marco Meloni parla di “teppismo” dei vertici Dem. Ma la polemica politica prosegue. Matteo Salvini chiede di accelerare l’audizione di Visco e accusa Renzi di voler “nascondere la verità”.

“Renzi vuole rifarsi una verginità fingendo la battaglia su Visco – attacca dal M5s Luigi Di Maio – ma sappiamo bene che lui e la Boschi sono tra i principali responsabili di questo disastro bancario”. Il segretario Pd fa un gioco “pericoloso” per il Paese, incalza l’ex premier Mario Monti. E pure Angelino Alfano dice di voler “difendere l’indipendenza” di Bankitalia anche se ritiene “esagerate alcune reazioni” contro Renzi.

Ma è l’ex Dem Pier Luigi Bersani ad entrare a gamba tesa su Renzi: “Si vuole dare addosso alle guardie per lasciare tranquilli i ladri. Negli Usa prima hanno messo in galera Madoff e poi si sono chiesti se la Sec (autorità di vigilanza, ndr) avesse fatto il necessario”.

Renzi ostenta tranquillità, schiera il suo Pd “tra la gente” e non nei “salotti buoni” e schiera i suoi all’attacco, nella commissione d’inchiesta. E la bufera è destinata a non placarsi, neanche dopo la scelta sul governatore.

(dell’inviato Serenella Mattera/ANSA)