Si stringe cerchio sulla Fed, Yellen da Trump. Powell favorito

Il presidente della Fed Jerome Powell parla dal podio durante una conferenza.
Il presidente della Fed Jerome Powell
Jerome Powell.

 

NEW YORK. – Donald Trump riceve Janet Yellen alla Casa Bianca per mezz’ora e chiude il cerchio delle consultazioni per la scelta del prossimo presidente della Fed. Le chance di una conferma di Yellen per il secondo mandato sono ridotte, mentre avanzano quelle del suo ‘alleato’ Jerome Powell, favorito dal Tesoro americano. E proprio su Powell sarebbe orientato Trump, anche se nessuna decisione definitiva è stata presa.

La presidenza della Fed è scelta decisiva per l’economia americana e spacca i repubblicani: dopo aver trascorso otto anni a criticare la banca centrale, il partito non sa esattamente quale politica monetaria appoggiare, ripetendo la scena già vista con l’Obamacare.

Mentre l’ala più conservatrice dei repubblicani avvia una vera e propria campagna contro Yellen, facendo circolare una lettera da firmare contro la sua riconferma, i più moderati prendono tempo e puntano una ‘soluzione’ non in grado di far deragliare la ripresa.

Una decisione su chi guiderà la Fed dovrebbe arrivare prima del viaggio in Asia di Trump agli inizi di novembre, così da consentire i tempi tecnici per la conferma della nomina in Senato. Il 31 ottobre-1 novembre è in calendario anche la prossima riunione della banca centrale, dalla quale non sono attese novità con il prossimo aumento dei tassi previsto in dicembre.

L’attenzione di Wall Street è però più sulla successione alla Fed che sulla politica monetaria, mentre resta alta sulle tasse. Le attese per la riforma fiscale sono negli ultimi mesi state il motore di crescita dei mercati, spinti al rialzo di record in record. E una mancata approvazione da parte del Congresso, ha avvertito il segretario al Tesoro americano Steven Mnuchin, potrebbe invertire il trend e causare forti perdite.

Un accordo sembra ancora lontano: i democratici sono compatti nel bocciare la riforma Trump che, a loro avviso, favorisce i ricchi a scapito della classe media. ”E’ una truffa per gli americani” dice il senatore democratico Ron Wyden al termine di un incontro con Trump.

Lo speaker della Camera, il repubblicano Paul Ryan, difende la riforma definendola positiva per l’economia americana. Ma non tutti i repubblicani sono convinti della sua bontà, con alcuni sentori scettici che vorrebbero fare di più. Silicon Valley resta alla finestra, mentre Wall Street segue da vicino il dibattito, convinta che qualsiasi taglio delle tasse sia positivo.

La nomina del presidente della Fed è l’altro fattore determinante per Wall Street. Il candidato favorito dai mercati è Gary Cohn, consigliere economico della Casa Bianca ed ex presidente e chief operating officer di Goldman Sachs. Il Tesoro americano è invece per Jerome Powell, il governatore della Fed alleato di Yellen che garantirebbe una continuità da un punto di vista di politica monetaria ma allo stesso tempo offrirebbe maggiori chance per un allentamento delle regole delle finanza.

Il vice presidente americano, Mike Pence, è per l’ex governatore della Fed Kevin Warsh. Mentre l’ala più conservatrice dei repubblicani è per l’economista di Stanford John Taylor, famoso per la ‘Tyalor Rule’, ovvero la formula matematica per determinare l’esatto valore dei tassi di interesse. Se Taylor fosse ora presidente i tassi sarebbero al 3,5%, ben al di sopra della forchetta fra l’1% e l’1,25% attuale.

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