Cina, il Pil cresce al 6,8%: frena ma accontenta Pechino

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Cina: Pil trimestre resta al 6,5%
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Cina: Pil trimestre cresce al 6,8%

 

 

PECHINO.- Il terzo trimestre si ferma al 6,8%, sotto l’auspicio del 7% riferito alla “seconda metà” del 2017 ed espresso domenica a Washington dal governatore della Banca centrale cinese (Pboc), Zhou Xiaochuan. Il XIX congresso del Partito comunista cinese (Pcc), aperto dal segretario generale Xi Jinping, non prenderà atto di un’altra sorpresa in linea coi due primi trimestri segnati dall’inatteso doppio 6,9%.

Il dato è tuttavia in linea con le stime e, nel calcolo dei primi 9 mesi, contribuisce a mantenere il passo del 6,9%, con un Pil salito a 59.328,8 miliardi di yuan (8.961,4 miliardi di dollari circa). Pur se in leggero calo anche per le misure del governo contro i rischi di bolla immobiliare e a tutela dell’ ambiente, la crescita resta oltre il target del governo di marzo (“intorno al 6,5%” e più se possibile), dopo un Pil fermatosi nel 2016 al 6,7% e al ritmo più lento degli ultimi 26 anni.

Nella sua relazione inaugurale, Xi, “core leader” del Pcc, ha assicurato che proseguiranno sia le riforme strutturali sia le liberalizzazioni dell’economia. “L’apertura porta progresso, mentre l’autoesclusione lascia indietro. La Cina – ha affermato Xi – non chiuderà le porte al mondo, ma le aprirà sempre più”.

Con Pechino alle prese con la ridefinizione del suo modello di crescita, spostandolo dalla massiccia spesa statale (comprensiva di quella delle grandi aziende) verso i consumi, le vendite al dettaglio registrano a settembre un rialzo annuo del 10,3%, dal 10,1% di agosto, mentre nei primi 9 mesi dell’anno l’aumento è del 10,4%.

Gli investimenti fissi, tra spesa infrastrutturale e costruzioni immobiliari, salgono del 7,5% a gennaio-settembre, lo 0,7% in meno sul 2016 e lo 0,3% in meno sul +7,8% relativo ai primi otto mesi dell’anno. L’export sui nove mesi sale del 12,4% nel calcolo in yuan, con l’import a +22,3%. Le grandi imprese statali hanno investito meno: +11% dal +12% del primo semestre, mentre gli investimenti immobiliari sono scesi da +8,5% a +8,1%.

I lavori del congresso hanno visto a Pechino le sessioni di “dialoghi aperti” delle singole delegazioni: in quella del settore finanziario, il governatore Zhou ha rilevato che la Cina lavorerà per agire per fare dello yuan una moneta più facilmente convertibile, invitando a non sottovalutare i rischi generati dell’eccessivo ottimismo che potrebbe portare al “momento Minsky” teorizzato dall’economista Hyman Minsky, cioè l’improvviso collasso dei prezzi degli asset dopo una lunga fase di crescita a causa del debito o delle pressioni valutarie. I livelli di debito societario, poi, sono relativamente alti e il debito delle famiglie sta salendo troppo velocemente.

Zhou, 69 anni e alla guida della Pboc da dicembre 2012, è considerato ormai prossimo all’uscita, al più tardi nei primi mesi del 2018.

(di Antonio Fatiguso/ANSA)