L’Italia che invecchia, da Paese di trentenni a terra di quarantenni

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Italia terra di quarantenni
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Italia terra di quarantenni.

ROMA. – L’Italia invecchia più velocemente degli altri partner Ue. Da un Paese di appena trentenni, tra i più giovani del Continente, siamo diventati terra di quarantenni maturi, over45. A ricordarci come eravamo negli anni Cinquanta, quando è nata l’Europa, è l’Istat. Una retrospettiva in occasione della giornata dedicata alla statistica. Evento celebrato anche da Eurostat, che ha centrato l’attenzione sulla “vita” degli uomini e delle donne.

E’ così che scopriamo, un po’ a sorpresa, di avere un primato: da noi le differenze di stipendio tra lavoratori e lavoratrici sono meno forti. Il divario, calcolato sulla paga oraria, è di due terzi inferiore alla media Ue. Dai report riscopriamo le vecchie piaghe.

“Il ritardo” sul fronte della partecipazione al lavoro, inasprito dalla “recente crisi”. Da qui anche l’acuirsi della povertà. Scontiamo soprattutto la scarsa presenza delle donne, schiacciate dalla famiglia: in 8 casi su 10 chi provvede alla faccende casalinghe e cucina è la donna. Eppure spesso la maternità viene ritardata, si va verso un’età media per il primo figlio di 32 anni, superiore a quella Ue.

D’altra parte sempre più tempo viene dedicato agli studi. E le ragazze risultano essere ben più istruite dei colleghi maschi, che ci fanno sprofondare nelle classifiche sul numero di laureati. Un risvolto positivo c’è: le donne che in Italia riescono a trovare lavoro non se la passano poi così male: il “gender gap”, il divario salariale rispetto agli uomini, è del 5,5%, decisamente più contenuto rispetto al 16,3% dell’Ue e anche al 22% della Germania.

Tutto bene quindi? Non proprio. Fare carriera resta difficile, le manager sono solo il 28%, contro il 33% del resto del Continente. Inoltre è proprio ai vertici che le distanze retributive si fanno sentire di più. C’è poi un’altra considerazione da fare: la forbice più stretta potrebbe essere dovuta a un ‘difetto’, a una moderazione salariale che riguarda tutti, più che a un ‘plus’.

Dalla situazione lavorativa dipende spesso anche quella familiare. Senza lavoro non si fanno bimbi, per esempio. E infatti basta guardare i numeri per capire che le donne con uno o due figli vantano tassi di occupazione più alti. Ciò unito a un miglioramento delle condizioni si salute, siamo tra i Paesi più longevi, ha portato a prendere 15 anni dai Trattati di Roma del 1957, data utilizzata come ‘anno zero’ delle nuove statistiche.

Anche gli altri Stati hanno subito un invecchiamento ma in proporzione minore. Metà degli italiani ha 45,5 anni, contro i 42,6 dell’Ue. Nonostante l’avanzata delle teste grigie, i lavoratori “anziani”, tra i 55 i 64 anni, da noi sono il 48,2%, meno delle media Ue del 53,2%. Cifre destinate però ad aggiornarsi, visto che dovrebbe scattare dal 2019 un ulteriore rialzo dell’età pensionabile.

Già la prossima settimana l’Istat aggiornerà il quadro sull’aspettativa di vita. Allora si vedrà se da 66 anni e 7 mesi si passerà a 67 o ci sarà uno ‘sconticino’.

(di Marianna Berti/ANSA)