Diáz-Baralt, sanzioni contro il governo Maduro: miglior via per uscire dalla crisi

Il deputato Mario Díaz-Baralt considera necessario sanzioni economiche che colpiscano il settore petrolifero
Il deputato Mario Díaz-Baralt considera necessario sanzioni economiche che colpiscano il settore petrolifero

Caracas. –Mario Diaz-Baralt, deputato per il 25mo distretto di Florida, afferma che la via per uscire dal governo di Maduro sia quella di continuare con le sanzioni internazionali. Crede che il governo utilizzi l’introito proveniente dal petrolio per il proprio beneficio e non quello dei cittadini. Quindi, l’oro nero potrebbe diventare il target per nuove sanzioni contro il governo venezuelano.

Il portavoce americano crede che la pressione delle sanzioni sia praticamente la miglior via d’uscita.  Soprattutto perché sostienme che i comizi non sono serviti. Il deputato crede che qualsiasi processo di elettorale sotto il governo di Maduro non sia né trasparente né genuino, perciò bisogna seguire con la pressione in un’altra maniera.

“Bisogna cercare metodi per aiutare l’opposizione venezuelana, vittima di persecuzioni e intimidazioni.”

Ha commentato che “le sanzioni funzionano” . E che “basicamente è stata la politica di Reagan contro l’Unione Sovietica”.

Ha aggiunto:

“Funziona fare pressione economica e diplomatica contro il regime e allo stesso tempo bisogna aiutare ai cittadini e l’opposizione interna.”

Il deputato non usa mezzi termini definendo il governo del presidente Maduro come un regime “narco terrorista” e “dittatoriale.”

Nonostante la sua opinione, altri analisti della situazione venezuelana credono che le sanzioni non servano a molto. Gli esempi che pongono sono la Corea del Nord e Cuba. Paesi che, malgrado siano stati fortemente sanzionati, continuano sottomessi a forme di governo dittatoriali.

Ma il deputato repubblicano insiste sullo stesso punto, e fa notare che le sanzioni imposte al Venezuela sono servite perché altri paesi seguissero la stessa via. Tale è il caso del Canada il cui governo ha sanzionato Maduro e altri 39 funzionari per aver annullato l’ordine costituzionale. E lo stesso sta facendo l’Unione Europea la quale sta esaminando possibili sanzioni da applicare.

Le sanzioni degli Usa

Gli Usa hanno avviato sanzioni contro Maduro ed il suo governo. Non si possono fare transazioni finanziarie né con il debito pubblico venezuelano né con azioni che provengano dal governo o da Pdvsa. In più, ci sono anche restrizioni sulle transazioni con certi buoni dello stato venezuelano e pagamenti di interessi al regime.

E Diaz-Baralt pensa che il prossimo passo sia quello di effettuare sanzioni che riguardano direttamente l’introito dal petrolio.

“Appoggio la decisione della amministrazione di Trump. Bisogna seguire aumentando la pressione, ad esempio, che il governo venezuelano non possa attingere a fondi internazionali per chiedere crediti. Ma credo anche che la prossima sanzione debba riguardare direttamente il petrolio. I fondi che provengono dal grezzo non vanno al popolo ma servono soltanto per arricchire il regime ed aumentare la repressione.”

Nonostante Diaz- Baralt sia d’accordo con Trump, non favorisce una intervenzione militare. Lo scorso agosto la comunità internazionale aveva espresso la sua preoccupazione riguardo l’annuncio fatto da Trump di ricorrere all’intervenzione militare se ce ne fosse bisogno. Ma il deputato assicura che “l’opzione militare non è fattibile.”

“IL miglior cammino è quello diplomatico.”

Ha aggiunto:

“Ringrazio l’amministrazione Trump per aver considerato tutte le opzioni perché qui si parla di una narcodittatura che mantiene relazioni con paesi e gruppi narcotrafficanti e terroristi. La domanda è: quale opzione scegliere? Credo che l’ amministrazione lo stia facendo in modo responsabile.”

Se c’è una meta il dialogo funzionerà

E sulla scia delle sanzioni, Diaz-Baralt parla anche riguardo l’effetto di un dialogo. “Il dialogo funziona soltanto se la meta è quella di concentrarsi su come poter uscire dalla dittatura.

“Paesi europei e americani insistono che la soluzione si raggiungerà ad un tavolo di dialogo. Ma è chiaro che la stessa opposizione venezuelana ha detto che non ci sono le premesse per un negoziato, malgrado il governo insista che ci sono stati incontri tra le parti.”

Il deputato americano crede che il governo utilizzi la scusa di un presunto dialogo per allungare il tempo e le risorse. Tempo e risorse che sembrano non aver fine.

“Il dialogo funzionerà se la meta da raggiungere è quella di tornare ad avere democrazia e libertà per il popolo venezuelano.” Questi sono gli unici termini per poter negoziare, ha assicurato il repubblicano.

 Le richieste di asilo non diminuiscono

Sanzioni, tavolo di dialogo e penurie del popolo venezuelano. Su questo ultimo punto, Diaz-Baralt ha mostrato il suo accordo sul fatto che molti venezuelani praticamente fuggano dal paese.

Molti di questi hanno richiesto agli Usa lo status di protezione temporale, ma il deputato ha spiegato che questo tipo di aiuto è difficile.

“Si ottiene in circostanze molto specifiche.”

In riassunto, l’opinione del deputato americano è che il Venezuela, malgrado la sua profonda crisi economica, politica e sociale non è un paese dal quale fuggire per richiedere asilo altrove. Deve recuperare la democrazia e la dignità. Il popolo venezuelano deve essere libero di determinare il suo futuro.

“Questa è la soluzione permanente.”