Caso Regeni, al Sisi: “Egitto rispetta i diritti umani “

Regeni: al Sisi, Egitto rispetta diritti umani
Regeni: al Sisi, Egitto rispetta diritti umani

PARIGI. – L’Egitto “non accetterà nessuna forma di pratica violenta o dittatura o violazione dei diritti umani”: il presidente egiziano, Abdel Fatah al-Sisi, durante la conferenza stampa congiunta a Parigi con l’omologo francese Emmanuel Macron, risponde così a una domanda sul caso Regeni e sul rispetto dei diritti umani in Egitto.

Intanto, però, è stata prolungata di altri 15 giorni la carcerazione di Ibrahim Metwaly, consulente della ong i cui legali prestano assistenza alla famiglia del ricercatore friulano. E oggi ha parlato al Copasir Gennaro Gervasio, il professore con cui aveva appuntamento il ragazzo la sera della sua scomparsa: nessun legame con l’intelligence inglese o italiana, ha assicurato.

Negli ultimi giorni, diverse ong avevano chiesto a Macron di condannare “pubblicamente” la situazione “catastrofica” dei diritti umani in Egitto. Ma il presidente francese, per questo primo incontro con Al Sisi nei saloni dell’Eliseo, si è mostrato molto prudente. Alla domanda di un cronista che ha evocato la questione delle violazioni, citando, tra gli altri, anche Regeni, Macron ha risposto:

“Come non accetto che altri leader mi impartiscano lezioni sul modo di governare il mio Paese, non impartisco lezioni agli altri leader, credo nella sovranità degli Stati. Il presidente Sisi – ha continuato – ha una sfida, la stabilità del Paese, la lotta ai movimenti terroristici, questo è il contesto in cui è chiamato a governare, non possiamo non tenerne conto”.

Da parte sua, Al-Sisi ha assicurato che gli egiziani “non accetteranno nessuna forma di pratica violenta o dittatura o violazione dei diritti umani”. Il Paese che si trova a dirigere, ha spiegato, “non è Parigi”, ma un territorio in preda a gravi problemi di sicurezza. “Sono responsabile di 100 milioni di persone in una regione in cui l’estremismo ha rischiato di trasformarci in un luogo di esportazione del terrorismo in tutto il mondo”.

“Siamo contro la violenza e con i diritti”. L’Egitto “non pratica la tortura”, ha insistito.

Prosegue, intanto, la detenzione dell’avvocato attivista Metwaly, che due giorni ha ricevuto in carcere la visita del sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Amendola. L’uomo era stato arrestato il 10 settembre all’aeroporto della capitale egiziana mentre si recava a Ginevra per partecipare a una sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu.

Il professor Gervasio, amico di Regeni, ha dovuto lasciare in fretta l’Egitto dopo vent’anni di permanenza in seguito all’omicidio del giovane. Gervasio, allora docente alla British University del Cairo, aveva appuntamento con Giulio la sera del 25 gennaio 2016 nei pressi di piazza Tahir, nella capitale egiziana: insieme dovevano andare a festeggiare il compleanno di un celebre fisico egiziano a letto malato.

Un appuntamento che il ricercatore friulano non poté rispettare. Uscito di casa, fu infatti prelevato da qualcuno, probabilmente uomini degli apparati di sicurezza egiziani. Nove giorni dopo, il ritrovamento del cadavere. A quanto si apprende, il professore napoletano avrebbe riferito al Copasir di non aver avuto percezione che le ricerche di Regeni sugli ambulanti potessero metterlo in pericolo o che creassero allarme nel regime di Al Sisi.

Altri ricercatori, anche italiani, svolgevano ricerche in quel campo. A suo parere, sempre a quanto si apprende, non ci sarebbero neppure state imprudenze da parte della tutor dell’Università di Cambridge che lo seguiva. Quel giorno, tuttavia, era l’anniversario della rivolta popolare di piazza Tahir. Si temevano disordini e per questo Gervasio, dopo aver più volte chiamato Regeni al telefono senza ottenere risposta, contattò intorno alle 23 l’ambasciatore italiano al Cairo, Maurizio Massari, per segnalare la scomparsa.

Lascia un commento