La realpolitik del Quirinale, manovra e poi le urne

Gentiloni, Renzi e Mattarella.
Gentiloni, Renzi e Mattarella.

 

ROMA. – Un nuovo voto di fiducia per certificare una maggioranza diversa per poche settimane? E poi dopo che ci sono state cinque fiducie in tre giorni? Siamo seri, mancano poche settimane alla fine della legislatura e in mezzo c’è un appuntamento fondamentale: la manovra.

Al Quirinale invitano a leggere non solo la forma, ma anche tempi e contenuti a quanti in queste ore chiedono una “valutazione” del presidente, come fa ad esempio Bersani, dopo l’uscita formale di Mdp dalla maggioranza e le parole di Verdini dal Senato (“siamo in maggioranza”).

Un invito alla realpolitik esce dal Colle in una giornata che ha visto il presidente Mattarella sotto i riflettori su diversi fronti: da Bankitalia al Rosatellum, senza dimenticare l’evidente “fine corsa” del Governo Gentiloni. E se il capo dello Stato non si è tirato indietro sulla legge elettorale facendo sapere, seppur indirettamente, che non gli piace ma che sarà firmata (anzi è “un dovere” firmarla, se costituzionale), ben più complesso è il ragionamento che si sviluppa in queste giornate difficili al Quirinale.

Già quando prima dell’estate Matteo Renzi spingeva per andare al voto anticipato a fine settembre, aprendo la prima crepa personale con il presidente, Sergio Mattarella tenne la barra dritta facendo sapere che c’erano ancora due priorità da portare a casa prima delle urne: la legge elettorale e la manovra. E oggi il pur criticato Rosatellum è stato messo in cascina, anche se le proiezioni indicano che non ci sarà una certificazione di vinti e vincitori fanno “tremare le vene e i polsi” degli uomini del Colle. “Meglio di niente”, è il pragmatico commento che circola.

Il presidente si trova per la prima volta sotto un fuoco incrociato. Da una parte le opposizioni che chiedono un suo intervento ormai un giorno sì e l’altro pure, dall’altra il Pd renziano che è intervenuto a gamba tesa per rimuovere il Governatore della Banca d’Italia. Punto, quest’ultimo, su cui il presidente ha tenuto duro rivendicando le sue prerogative e quelle del Governo.

Così, in attesa di ricevere domani la lettera del Consiglio dei ministri che confermerà Ignazio Visco a Bankitalia – voluto anche da Mattarella sempre in nome di una realpolitik preoccupata di non vanificare la ripresina economica – già si pensa alla legge di Stabilità. E non con poca preoccupazione. Perchè riaprire inutili fibrillazioni parlamentari ad un miglio dal traguardo?

Le elezioni siciliane certamente aggiungeranno napalm ad una campagna elettorale che di fatto è già iniziata. E nessuno ormai pensa più che Gentiloni voglia tenere duro oltre Natale. Dal Quirinale non ci sarà accanimento terapeutico. Ma prima la manovra.

(Di Fabrizio Finzi/ANSA)