A Bolzaneto fu tortura, la Corte di Strasburgo condanna l’Italia

Una foto di archivio di un giovane militante del Genoa Social Forum fermato dopo la perquisizione compiuta da polizia e carabinieri nella scuola Diaz, sede del GSF. LUCA ZENNARO/ ANSA
Una foto di archivio di un giovane militante del Genoa Social Forum fermato dopo la perquisizione compiuta da polizia e carabinieri nella scuola Diaz, sede del GSF. LUCA ZENNARO/ ANSA

 

STRASBURGO.- Fu “tortura”. Minacciati, insultati, picchiati: alla caserma di Bolzaneto, tra il 20 ed il 22 luglio 2001, durante il G8 di Genova, “la polizia torturò” i 48 manifestanti che aveva in custodia, per l’identificazione. Lo stabilisce, “senza ombra di dubbio”, la Corte europea dei diritti umani che ha condannato tre volte l’Italia, con altrettante sentenze.

Una duplice condanna per Bolzaneto: per le violenze; ma anche perché a causa di diversi fattori, tra cui “l’inadeguatezza della legge di allora”, “le prescrizioni” e le difficoltà nell’individuare gli autori, “i responsabili delle torture sono rimasti impuniti”.

E una condanna per una vicenda diversa, avvenuta nella prigione di Asti nel dicembre 2004, ma collegabile a quella di Bolzaneto perché, anche in questo caso, le vittime, due detenuti, “subirono tortura dalle guardie carcerarie”, anche queste rimaste “impunite”.

Data la gravità delle vicende di Bolzaneto e Asti la Corte ha stabilito che lo Stato italiano dovrà versare alla maggior parte dei ricorrenti tra i 70 mila e gli 85 mila euro ciascuno, per danni morali. Nelle sentenze su Bolzaneto la Corte riporta le numerose violenze, ma evidenzia per la gravità e crudeltà quelle inflitte a Giuseppe Azzolina.

L’uomo, all’epoca aveva 45 anni, venne condotto a Bolzaneto dopo essere stato preso a calci e randellate durante la manifestazione delle tute bianche il 20 luglio del 2001, ed essere stato trasportato in ospedale per una ferita alla testa. Al suo arrivo in caserma, venne messo con altri contro un muro, minacciato, insultato e picchiato. Un agente gli afferrò una mano divaricandogli violentemente due dita, provocando una profonda lacerazione che fu ricucita senza anestesia. Con altri venne costretto a spogliarsi, condotto in una cella e picchiato sulle ferite a intervalli regolari. Azzolina venne poi liberato alle due del mattino del 21 luglio, dopo essere stato costretto a passare tra due file di agenti, che lo colpirono in tutti i modi possibili.

Anche i detenuti di Asti, Andrea Cirino e Claudio Renne vennero picchiati notte e giorno, mentre erano tenuti nudi in una cella d’isolamento spoglia, senza alcuna protezione alle finestre. Era dicembre. Per giorni non gli venne dato da mangiare e bere. Un agente strappò i capelli a Renne. La furia delle guardie si scatenò dopo un litigio tra una di loro e Cirino in cui Renne era intervenuto.

Nel condannare l’Italia per Bolzaneto la Corte di Strasburgo ha evidenziato come “la maggior parte dei responsabili sia rimasta impunita perché non identificati”. Non è stato possibile individuarli perché “gli agenti non portavano segni di riconoscimento e la polizia non ha collaborato con la magistratura”.

In tutte le sentenze poi i giudici hanno criticato l’Italia “perché nessuno dei presunti responsabili è stato sospeso durante le indagini e i processi”. Inoltre evidenziano che “dalle informazioni fornite dal governo non è chiaro quali azioni disciplinari siano state prese nei confronti della maggior parte degli ufficiali pubblici di cui è stata accertata la responsabilità”.

La Corte comunque sottolinea “che queste non sono misure sufficienti per punire chi compie atti gravi come quelli in questione”. Infine i giudici ricordano che la prescrizione, come l’indulto e le grazie, si conciliano difficilmente con violazioni come quelle avvenute a Bolzaneto e Asti.

(di Samantha Agrò/ANSA)

Lascia un commento