Un italiano nella classifica del Financial Times dei gay più influenti

Il siciliano, di Acireale, Antonio Zappulla nella classifica di Financial Times sui gay più influenti al mondo
Il siciliano, di Acireale, Antonio Zappulla nella classifica di Financial Times sui gay più influenti al mondo

 

 

ROMA. – C’è un italiano nella classifica mondiale dei personaggi lgbt più influenti al mondo pubblicata dal Financial Times. Antonio Zappulla, 38 anni di Acireale (Catania) si aggiudica la posizione numero quattro nella ‘top ten’ per la categoria “Settore pubblico-Terzo settore” di una “power list” dei top executive gay, lesbiche o transgender (ma manca Tim Cook di Apple), di quelli più attenti alle istanze Lgbt (in testa c’è Alan Joyce, amministratore delegato della linea aerea Qantas, per il suo impegno nella campagna sull’uguaglianza nel matrimonio in Australia) e dei leader gay del futuro pubblicata dal quotidiano della City.

Antonio Zappulla è il Chief Operating Officer (una funzione equivalente a quella di direttore generale) della Thomson Reuters Foundation, ovvero il ramo filantropico di uno dei più grandi gruppi editoriali al mondo. Dopo essersi laureato nel Regno Unito, prima di approdare al suo incarico attuale ha lavorato nella redazione Economica dell’Agenzia ANSA e per Bloomberg Television a Londra.

“Essere in questa lista – dice – è per me una soddisfazione personale per il lavoro svolto durante questi ultimi anni. Ma sicuramente la cosa più importante è l’esistenza stessa della lista: pubblicata dal Financial Times, lancia il segnale importante che la comunità LGBT è forte ed integrata, e che appartenere alla questa comunità non significa rischiare di essere discriminati a lavoro o di vedere la propria carriera penalizzata o andare in frantumi. E’ l’esatto opposto: la diversità è un ‘asset’ che le aziende apprezzano e valutano in maniera molto positiva, perché per avere un team vincente hai bisogno di punti di vista diversi che nascono da esperienze diverse”.

“Sono cresciuto in Italia – racconta Zappulla – dove sono rimasto fino ai miei 20 anni. Ho fatto coming out in Gran Bretagna. In Italia non avevo neanche capito di essere gay”. E in Italia, a suo dire, “resta tanto lavoro da fare. A Londra ho trovato un ambiente lavorativo assolutamente aperto. Qui, l’ orientamento sessuale non fa differenza: se vali vai avanti. Spero si possa presto dire lo stesso dell’Italia. Al momento non tornerei. L’Italia peraltro è ancora uno dei pochi Paesi in Europa a non avere una legge anti-discriminazione nella fornitura di beni e servizi. Ne abbiamo visto le conseguenze questa estate, quando un bed and breakfast in Calabria ha detto ‘no a gay e animali'”.

(di Francesco Bongarrà/ANSA)

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