Brexit: 10 miliardi in meno per l’Ue, agricoltura la più colpita

Labour evoca referendum bis e rispolvera Remain.
Labour evoca referendum bis e rispolvera Remain. Photo credit: Andrew Milligan/PA Wire
Photo credit: Andrew Milligan/PA Wire

 

BRUXELLES. – Nel mondo agricolo europeo la parola d’ordine è “difendere il bilancio della Pac post-2020”, nonostante le risorse europee siano sempre più limitate. Mancheranno almeno 10 miliardi di euro alle casse europee con l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, e altri fondi saranno necessari per le nuove politiche, dalla difesa all’immigrazione. Gli Stati membri poi non sembrano pronti ad allargare i cordini della borsa per contribuire maggiormente alla future prospettive finanziarie europee.

E’ uno degli impegni importanti che emergono dalle conclusioni degli Stati generali dell’alimentazione e dell’agricoltura in Europa, come è stato chiamato il Forum internazionale organizzato nel week end a Susegana (Treviso) dal Think tank ‘Farm Europe’ (interlocutore delle istituzioni Ue) in collaborazione con Confagricoltura, il cui presidente Massimiliano Giansanti ha guidato i lavori.

Presenti 200 esperti. Il 2018 sarà un anno cerniera, dicono i rappresentanti del mondo agricolo nell’Ue. In primo luogo bisogna prepararsi alla Brexit, in quanto, con un ammontare globale di circa 37 miliardi di euro di scambi l’anno, l’agroalimentare sarà il settore più colpito. I rappresentanti del 70% degli agricoltori britannici presenti hanno indicato che “se il referendum si facesse oggi, il risultato sarebbe il no”.

Tuttavia pensano che “non si possa tornare indietro”. Il meglio sarebbe “un accordo di libero scambio, e non un accordo doganale tra Bruxelles e Londra”. Chiedono anche “un periodo di transizione”. Non tutti però sono d’accordo. La manodopera infine resta una questione importante per l’agricoltura britannica: ha bisogno di “800mila lavoratori stagionali l’anno, che per la grande maggioranza ora vengono dell’Est Europa”.