L’ombra di Trump sulla Fed, Yellen prepara il passaggio delle consegne

L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve.
L'ombra di una persona sulla porta di vetro della Federal Reserve. EPA/SHAWN THEW
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NEW YORK.- L’ombra di Donald Trump sulla Fed. La banca centrale si riunisce, in una due giorni di incontri dai quali non sono attese novità, mentre si rincorrono i rumors su chi sarà il prossimo presidente della Fed. Le indiscrezioni puntano tutte a Jerome Powell, l’attuale vicepresidente alleato di Yellen. Ma fino a giovedì non si avranno certezze: solo il 2 novembre, infatti, Trump annuncerà la sua scelta. E l’imprevedibilità del presidente americano lascia la porta aperta a sorprese, anche per un incarico delicato come la Fed.

Per Yellen le chance di un secondo mandato sono praticamente nulle e quindi la riunione in corso rappresenta un’occasione per iniziare a preparare il passaggio di consegne, almeno all’interno della Fed. In dicembre avrà invece l’occasione di congedarsi pubblicamente: l’ultima riunione dell’anno, quando il 93% degli analisti si attende un nuovo rialzo dei tassi di interesse, è infatti seguita dalla conferenza stampa, che offre alla prima presidente donna della banca centrale la possibilità di rivolgersi direttamente al pubblico.

Yellen lascia in eredità al suo successore un’economia in salute, con un Pil in crescita del 3%, la fiducia dei consumatori ai massimi dal 2000 e un tasso di disoccupazione al 4,2%. Un quadro quindi ideale che – ha avvertito di recente – però non durerà e il primo ostacolo potrebbe essere il mancato taglio della tasse.

Il prossimo presidente della Fed si troverà di fronte al dilemma dell’inflazione, con i prezzi che restano ben lontani dal 2%. E soprattutto dovrà mettere a punto l’arsenale di cui la banca centrale avrà bisogno per affrontare la prossima crisi. Si tratta di due decisioni chiave: sul fronte dell’inflazione l’obiettivo è tornare al 2% senza creare problemi al mercato del lavoro e senza alimentare pericolosi eccessi finanziari. Per quanto riguarda la prossima crisi, la Fed dovrà ‘ricostituire’ il proprio arsenale per combatterla, cercando strade nuove perché le tradizionali non saranno forse più perseguibili.

Nell’immediato il nuovo presidente della Fed dovrà traghettare la banca centrale fuori dalle misure di stimolo adottate contro la crisi, che hanno fatto esplodere il bilancio della Fed a 4.500 miliardi di dollari. Scegliendo Powell, potenzialmente il presidente della Fed più ricco dagli anni 1940, Trump mostrerebbe la volontà al compromesso, effettuando una scelta non di rottura rispetto allo status quo.

Per i banchieri centrali a livello internazionale, che seguono lo ‘show’ quotidiano del processo di nomina, la scelta di Powell consentirebbe di tirare un respiro di sollievo. Se nominato Powell dovrà difendere l’indipendenza della Fed da un Congresso che da anni vuole controllarla e da un presidente, Trump, che pretende dai suoi nominati lealtà assoluta. Molto dipenderà dalla squadra con cui Powell lavorerà e da chi Trump nominerà come vice presidente, dopo l’addio a sorpresa di Stanley Fisher.