Bonino apre al Pd ma avverte: “Non siamo in svendita”

Emma Bonino e Riccardo Magi durante la conferenza stampa in piazza Montecitorio. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI
Emma Bonino e Riccardo Magi durante la conferenza stampa in piazza Montecitorio. ANSA/ MASSIMO PERCOSSI

 

ROMA. – Non è tenera con Matteo Renzi che attraverso Sandro Gozi ha fatto una proposta “in modo un po’ rozzo”. Ma l’esperienza politica di Emma Bonino invita i Radicali alla realpolitik: con il Rosatellum, “un abito di Cocò Chanel cucito addosso a chi c’è”, è impossibile andare da soli alle elezioni, come vorrebbe il segretario Riccardo Magi, per l’elevato numero di firme da raccogliere.

Restano dunque due strade da esplorare: o un’intesa con il Pd a patto che il leader dem non si creda “Re sole con intorno le costellazioni” o un patto per una lista con Giuliano Pisapia e i Verdi, che viaggiano su un binario separato dal Pd. Domani al congresso i Radicali voteranno la strada da percorrere in vista delle politiche. E le visioni, come sempre nel vivace dibattito radicale, sono diverse.

Ma per l’ex ministro del governo Prodi la via “in solitaria” è difficilmente percorribile: servono 850 firme per collegio su 65 collegi plurinominali “in pochissime settimane a ridosso di Natale” e, ammette Bonino, i Radicali avrebbero la certezza di raggiungere il numero solo in 4 regioni.

A fare da pontiere verso il Pd è l’ex radicale Benedetto della Vedova che con il suo Forza Europa studia una lista con i socialisti e i Radicali da alleare al Pd. Mentre l’apertura di Gozi, arrivata all’assemblea radicale di domenica scorsa, aveva indispettito non poco i radicali.

“Ci ha detto – racconta la leader radicale – di là c’è il diavolo e di qua l’acqua santa. Francamente strabiliante perché tutti sappiamo che con il mezzo diavolo dovrà fare una grande coalizione”. Con il Pd i Radicali avrebbero la certezza di raccogliere le firme e, aggiunge realistica Bonino, “certo non saremmo vincolati” visto che il Rosatellum crea cartelli elettorali e non certo coalizioni vincolate.

Ma, avverte, prima di tutto “è necessario che qualcuno si manifesti al di là delle dichiarazioni di stampa”. E soprattutto “noi siamo molto più piccoli ma abbiamo storia, credibilità che siamo disponibili a mettere a disposizione ma bisogna negoziare. Vi ricordate le trattative con Veltroni? Non siamo in svendita né in vendita”, mette in chiaro l’ex ministro che mette l’europeismo al primo punto del confronto.

Un’apertura che incoraggia il Pd alla ricerca di alleati. “Siamo aperti al confronto – sostengono con toni simili Lorenzo Guerini e Maurizio Martina – rispettosi di storie, idee e sensibilità di tutti i soggetti che siano interessati a costruire un campo riformista, innovatore e con lo sguardo rivolto all’orizzonte europeo, alternativo alle chiusure e ai populismi della destra e dei 5stelle”.

Ma l’intesa non è semplice e per questo Bonino non esclude una lista autonoma con Pisapia che ieri, attraverso Marco Furfaro intervenuto al congresso, ha proposto di camminare insieme “verso una nuova coalizione del cambiamento che faccia i conti con l’Italia di oggi e pure con i fallimenti delle politiche di questi anni”.

(di Cristina Ferrulli/ANSA)

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