Migranti, morirono in 220 durante naufragio. Gli scafisti adesso rischiano ergastolo

Un barcone di prua, con migranti a bordo
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Migranti

PALERMO – Gli scafisti sono stati incriminati dopo il riconoscimento dei superstiti che, sbarcati a Palermo, hanno raccontato agli inquirenti le sevizie subite a bordo e la tragica fine dei compagni di viaggio. In 5 furono arrestati.

Due hanno scelto di essere processati in ordinario e sono imputati davanti alla corte d’assise e adesso rischiano l’ergastolo. I testimoni hanno riferito di persone marchiate con i coltelli e picchiati con le cinture durante il viaggio.

I criminali avrebbero rivestito ciascuno un ruolo ben preciso: uno guidava l’imbarcazione con l’ausilio di altri due; gli altri si occupavano di controllare i migranti, impedendo loro, con la violenza, di muoversi. Il barcone era partito dalla città libica di Zauoa. Dopo circa tre ore di viaggio aveva cominciato a imbarcare acqua nella stiva in cui erano stati sistemati gli africani, che, avendo pagato metà prezzo per la traversata, dovevano restare chiusi sotto coperta. Non appena la stiva si era allagata, uomini, donne e bambini avevano cercato una via di fuga; ma gli scafisti avrebbero impedito loro di risalire sul ponte facendoli morire. Alcuni migranti hanno riferito che gli indagati, durante la traversata, avrebbero marchiato con i coltelli la testa di coloro che non obbedivano agli ordini, specie quelli di etnia africana; gli arabi, invece, sarebbero stati picchiati con cinture e gli uomini sposati con calci e pugni.

Il costo del viaggio andava dai 1.200 ai 1.800 dollari a persona. Per avere un giubbotto di salvataggio si doveva pagare una cifra supplementare. Sul barcone, poi naufragato, erano state stipate 600 persone: nella stiva, chiusa da una botola, ce ne erano più di 200.

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