Duello in Sicilia Berlusconi e Salvini. FI lancia Piano Marshall

Berlusconi Meloni Salvini
Berlusconi, Meloni e Salvini.

 

 

CATANIA. – Nessuna piazza comune. Anzi, quasi un duello a distanza con tanto di botta e risposta. Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, ai piedi dell’Etna, non trovano il bandolo della matassa per unire in un sodalizio di ferro il centrodestra alla vigilia di un voto Regionale che li vede sostenere lo stesso candidato in due piazze e con messaggi diversi.

Eppure il loro candidato Nello Musumeci resta tra i favoriti mentre il principale avversario, il M5S, incassa i colpi della condanna che macchia Gionata Ciappita, uno degli esponenti della lista di Giancarlo Cancelleri. Ma il candidato del Movimento, al momento, resta uno dei pochi punti in comune della campagna di Berlusconi e Salvini.

Perché entrambi lo considerano come l’avversario da battere laddove Fabrizio Micari, il candidato di Pd e Ap, sembra pagare una campagna dove i big Dem, a cominciare da Matteo Renzi, hanno fatto solo qualche toccata e fuga in Sicilia. “Avete avuto dominazioni così nobili, volete ora farvi dominare da Grillo?”, è lo slogan dell’ultim’ora lanciato da Berlusconi alle Ciminiere.

Sala pienissima per l’ex premier, che torna a Catania dopo 9 anni e rispolvera il mai tramontato “meno tasse e meno Stato”. Berlusconi annuncia un taglio del 100% delle imposte, “per i primi due, tre anni”, ai siciliani che dall’estero torneranno nell’Isola. Propone un “Piano Marshall” per la Sicilia (di almeno due miliardi all’anno) e rilancia la costruzione del Ponte sullo Stretto e l’istituzione di un Casinò a Taormina.

“Bisogna incrementare il turismo, guardate Malta”, spiega il leader FI. Ad ascoltarlo una platea morfologicamente diversa da quella di Palermo: meno legata ai ras azzurri che fanno capo a Gianfranco Micciché, più convinta che sia Musumeci (indimenticato presidente della Provincia) il cavallo vincente. E non è un caso che, a differenza di Palermo, Musumeci parli dal palco introducendo il discorso del leader FI mentre per Micciché l’applausometro registri il minimo della serata. A testimonianza di una coalizione non solida anche nel suo elettorato.

E gli “impresentabili”? Sono meno visibili, e ad uno di loro, Riccardo Pellegrino, una volta giunto nell’hotel dove alloggia l’ex Cavaliere viene “consigliato” di andar via. A fare da cappello alla doppia piazza è la cena tra i tre leader del centrodestra annunciata in mattinata. Ma col passare delle ore il clima non si distende.

La cena, nelle parole di Salvini, diventa un “caffè si parlerà solo di Sicilia” laddove Berlusconi, poco prima, ribadisce come l’accordo di governo sui ministri (anche se questa volta non cita la spartizione numerica tra FI-Ln-Fdi) sarà “confermato” in serata. E, sullo sfondo, resta il grande nodo della leadership: “In democrazia decidono gli elettori e ovviamente vince chi ha un voto in più”, attacca Salvini dicendosi “pronto” a guidare il Paese.

Ma il giovedì pre-voto è anche quello del M5S contro tutti. Il Movimento di “sveglia” con la notizia di un suo candidato all’Ars condannato e opta per la linea dura, cacciandolo. Poco dopo Luigi Di Maio invita Matteo Renzi (che accetta) al confronto tv dopo il 5/11: “lui e Berlusconi vogliono spartirsi la Sicilia e l’Italia”, attacca il candidato premier M5S. E a Berlusconi che gli imputava di essere diventato vice presidente della Camera con 129 “colpi di telefono”, Di Maio replica: “al M5S non servono i voti dei mafiosi”. Schermaglie, botta e risposta che non si fermeranno. E che sono il preambolo della campagna per le Politiche 2018.

(dell’inviato Michele Esposito e di Mimmo Trovato/ANSA)

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