Banche e imprese appoggiano la manovra. La Cgil attacca i condoni

Banche e imprese appoggiano la manovra
Banche e imprese appoggiano la manovra

 

ROMA. – La manovra 2018 può dare una spinta decisiva alla ripresa dell’economia e per questo non va stravolta cedendo a particolarismi o a tentazioni elettorali, ma solo corretta in alcuni punti critici. Con occhio vigile al ben più acceso dibattito sulle pensioni, dove si è spostata gran parte dell’attenzione politica, banche e imprese promuovono l’impianto generale della legge di bilancio, trovando manforte nell’Istat che parla di un’accelerazione marcata del Pil ad ottobre e giudica positivamente le scelte del governo sul reddito da inclusione.

Tra le parti sociali, ascoltate dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, la voce fuori dal coro è ancora una volta quella della Cgil, che non usa mezzi termini per giocare la sua più ampia partita allargata al sistema previdenziale. Secondo Susanna Camusso, già protagonista di un battibecco con Pier Carlo Padoan all’indomani dell’approvazione del ddl, quella 2018 è una manovra che non crea sviluppo, che mette a rischio l’universalità del sistema sanitario nazionale, da cui ormai undici milioni di italiani sono esclusi, che non aiuta veramente il mondo del lavoro ma ancora una volta solo le imprese e che soprattutto, con il decreto fisco, non solo non alleggerisce la pressione fiscale, ma favorisce l’evasione.

La riedizione della rottamazione delle cartelle non è che “la riapertura di un condono”, attacca il sindacato. L’effetto non può essere altro che il rafforzamento dell’idea di una amministrazione che, “incapace di recuperare quanto non versato, si piega all’evasore incentivando nuova aspettativa di condoni futuri e quindi nuova evasione”. Una bocciatura su tutta la linea, nonostante il rinnovo del contratto degli statali e la soluzione della questione 80 euro, che però rimane isolata.

Cisl e Uil non sono altrettanto drastici, così come sulle pensioni, mentre Abi, Confindustria e il mondo delle Pmi riconoscono comunque che l’aver sterilizzato le clausole Iva, aver dato una spinta agli investimenti pubblici e privati e aver cercato di favorire l’occupazione giovanile sono evidenti punti a favore della crescita.

Per il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, il ddl è quindi positivo perché “agisce da supporto alla risalita dell’ economia”. Per questo vanno respinti i classici assalti alla diligenza particolaristici e pre-elettorali. L’unica nota dolente è sulle tasse alle imprese, dove si rischia un passo indietro e dove qualche correttivo, dalla fatturazione elettronica alla cadenza delle dichiarazioni Iva, va apportato.

Secondo Giovanni Sabatini, dg dell’Abi, il punto chiave è invece il ripristino nell’articolato delle norme per facilitare il recupero dei crediti deteriorati da parte delle banche. Rete Imprese Italia è preoccupata per lo slittamento di un anno dell’entrate in vigore dell’Iri, mentre l’Ance, apprezzando l’impegno per gli investimenti pubblici e privati (con il rinnovo di sismabonus ed ecobonus), chiede che si evitino lungaggini procedurali che vanifichino gli stanziamenti. Confedilizia rinnova infine la richiesta che la cedolare secca garantita agli affitti abitativi sia estesa anche ai locali commerciali.